Apple punta sul mobile e MacOS X

Apple punta sul mobile e MacOS X

Le ultime novità in casa Apple fanno ben sperare per il futuro prossimo, un futuro in cui si vanno ad inserire come pezzi chiave i nuovi iBook e MacOS X
Le ultime novità in casa Apple fanno ben sperare per il futuro prossimo, un futuro in cui si vanno ad inserire come pezzi chiave i nuovi iBook e MacOS X


Sono passati quasi due mesi da quando Apple presentava i risultati del primo trimestre fiscale, ritornando in positivo, come tutti avevano previsto e sperato. Quello che rende particolare questa notizia è che, questa volta, l’andamento positivo non è stato determinato dalle vendite delle macchine consumer, come avveniva da due anni a questa parte, bensì dalla macchina per certi versi più “lussuosa”, il PowerBook G4, più comunemente detto Titanium per via del materiale col quale è stato realizzato.

Dopo tutto questo 2001 era stato annunciato come l?anno d?oro per i computer portatili, ed Apple, forte dei risultati ottenuti con il suo notebook di fascia alta, ha deciso di introdurre un nuovo modello anche nella fascia consumer del mercato. Probabilmente il progetto del nuovo iBook era già in cantiere ben prima che si conoscessero gli eclatanti risultati positivi di Titanium, ma la decisione di presentarlo in una conferenza stampa studiata ad hoc il primo maggio, è indubbiamente dettata dalla volontà di assumere un ruolo più incisivo in questo segmento di mercato.

Ma veniamo ai fatti. Esaminando le differenze tra il nuovo iBook e i suoi predecessori la prima cosa che salta all’occhio è indubbiamente il rinnovato design: il nuovo iBook (che in realtà è realizzato in policarbonato bianco e lega di magnesio) assomiglia in tutto e per tutto ad un piccolo Titanium, tanto da essere stato soprannominato TiBook. Visto il successo avuto dal PowerBook G4 (nome ufficiale del Titanium) non si può certo dare torto ad Apple per la decisione di abbandonare colori e curve per un look più “serioso”; personalmente (e non credo di essere l’unico) sono molto soddisfatto della nuova linea, soprattutto per la notevole riduzione di ingombri e peso.

A livello di produzione, rispetto al passato, si può notare una pesante semplificazione della linea. Il numero di modelli disponibili è passato a quattro, ma in realtà si tratta sempre dello stesso iBook, nell’unico colore disponibile e con il medesimo processore: un G3 da 500 MHz. Quello che cambia sono la quantità di RAM e il drive: CD, DVD, CD-RW, o il combo DVD/CD-RW; alcuni modelli sono ordinabili solo dall’AppleStore, dov’è possibile richiedere anche un hard disk da 20 GB al posto di quello standard da 10 GB.

Novità anche sul display, che rimane sempre un 12.2″ ma raggiunge una risoluzione di 1024×768 punti: questo assicura una maggiore nitidezza all’immagine, ma soprattutto consente di lavorare agevolmente e con una buona risoluzione anche su un monitor esterno. Infatti, il nuovo iBook ha finalmente un’uscita VGA, che si aggiunge all’uscita A/V (disponibile anche sul modello precedente), alla FireWire (disponibile in precedenza solo su alcuni modelli), alle due USB (in passato era solo una) e alle immancabili porte Ethernet e modem. Altre piccole modifiche riguardano l’uscita audio, con due casse stereofoniche (necessarie se si vuole puntare su iTunes) e un piccolo microfono integrato nel case. Anche la batteria cambia per adeguarsi al nuovo ?guscio? e l’autonomia passa dalle 6 alle (pur sempre elevate) 5 ore.

Si potrebbero commentare altre decine di dettagli che rendono questo iBook una macchina unica e particolare, ma il succo del discorso è che il nuovo portatile nasce con il chiaro obiettivo di cavalcare le nuove tendenze di design e del mercato, soprattutto nel settore educational. Apple è stata a lungo tempo leader nel settore didattico americano, ma negli ultimi anni la sua quota era scesa al 18%, posizionandosi alle spalle di Dell; nell’ultimo quarto fiscale Apple si è ripresa il 26% del mercato educational ed ora, col nuovo iBook, conta di ripristinare a tutti gli effetti la propria supremazia in questo settore. Non è un caso infatti se Apple, sul suo sito, presenti l’iBook, dicendo che è “…delle dimensioni giuste per stare nello zaino…”. Passano infatti pochi giorni dalla sua presentazione, che Apple rende noto l’accordo col distretto Henrico County (Virginia), un accordo che finalizza il più imponente ordine di computer
portatili destinati all’istruzione mai avvenuto: ben 23.000 nuovi iBook saranno messi a disposizione di tutti gli insegnanti e studenti delle scuole medie inferiori e superiori, che in questo modo avranno la possibilità di utilizzare un computer portatile personale per lo studio.


Le iniziative di marketing però non si fermano qui: Apple sta aprendo una serie di negozi nelle città più strategiche degli USA, e non è detto che in futuro questi negozi non arrivino anche in Giappone e in Europa. Non si tratta certo di negozi nati con l’intento principale di vendere computer, ma casomai dettati dall’esigenza di migliorare l’immagine dell’azienda e dei suoi prodotti.

Le grandi catene di informatica che vendono anche Macintosh, hanno dato in questi anni esperienze poco positive: macchine nascoste negli angoli più sperduti, personale solitamente poco preparato (e maggiormente interessato a vendere PC-Wintel), assortimento scarso o quasi nullo di software e periferiche. I nuovi negozi daranno invece la possibilità a chiunque fosse interessato, di provare macchine, software e periferiche, contando sull’appoggio, qualora ce ne fosse bisogno, di personale preparato e disponibile. In base a questo concetto i nuovi negozi potrebbero anche essere sprovvisti di magazzino e affidarsi per le vendite agli ordini via AppleStore (che tra l’altro offrono spesso maggiori possibilità di personalizzazione delle macchine). Le code e la grande folla di persone accorse all’apertura del primo negozio non possono che confermare il successo di questa iniziativa, che vedrà l’apertura negli USA di un nuovo negozio ogni 10 giorni, fino ad arrivare alla quota di 25.

WWDC e MacOS X

Presso la scorsa Worldwide Developers Conference la star è stata MacOS X, ora arrivato anche in versione server. A dimostrazione che non è interesse di Apple nascondere ciò che non va, Jobs ha ammesso la lentezza del Finder di MacOS X: lentezza dovuta al fatto che l’applicazione è state scritta sfruttando le librerie Carbon (e non Cocoa) e con strumenti non adeguatamente ottimizzati; fortunatamente tutte le altre applicazioni non risentono di questi problemi se non al momento del lancio.

La velocizzazione del Finder è la principale occupazione attuale degli ingegneri della Apple, che infatti ha già rilasciato alcuni aggiornamenti di MacOS X che migliorano sensibilmente la situazione. Nonostante ciò la grande notizia della WWDC è che MacOS X si troverà preinstallato su tutte le macchine già da adesso, insieme a MacOS 9.1. L’obiettivo di questa mossa è ovviamente quello di stimolare gli sviluppatori a rendere disponibili i loro software in versione nativa per MacOS X. Qualche produttore ha già fatto il grande passo: FreeHand 10 e FileMaker 5.5, per esempio sono, già venduti in versione carbonizzata, sono disponibili demo di LightWave 3D, Corel assicura l’uscita dei primi pacchetti per l’estate e Microsoft assicura una versione di Office entro la fine dell’anno. Tutto ciò per quello che riguarda gli sviluppatori storici di Apple, mentre si registra una sempre più grande disponibilità di software originario del mondo Unix/Linux.

Qualcosa dovrà cambiare

Per una volta tanto possiamo scrutare nel futuro, basandoci su alcune osservazioni e incongruenze che (secondo il mio modesto parere) dovranno essere colmate a breve. Prima di tutto la versione base del nuovo iBook ha solo 64 MB di RAM, che sono pochi per farci girare MacOS X. Chi lo compra adesso si trova preinstallato anche MacOS 9.1, ma quando Apple deciderà che MacOS X dovrà essere l?unico sistema preinstallato, di RAM ne servirà almeno il doppio, su tutte le macchine.

Il bellissimo Titanium è venduto solo con il lettore DVD, mentre il piccolo iBook, tra lettori e masterizzatori, offre ben quattro diverse configurazioni. E? probabile che a luglio venga offerta questa possibilità anche sui portatili di fascia alta (magari con qualche altro aggiornamento).

L’iMac è rimasta l’unica “macchina colorata” in listino, e le sue vendite non hanno più l?effetto trascinante di una volta; urge un restiling deciso, e a tal proposito si potrebbe addirittura osservare che, sempre alla WWDC, Apple ha presentato un nuovo monitor LCD da 17?, rimpiazzando l?ultimo monitor a tubo catodico che era rimasto in listino.

Ultima osservazione: mentre qualcuno incita Apple ad acquistare HandSpring, nella sezione “Job Search” è apparsa un?inserzione per l?assunzione di un manager che segua un (non meglio specificato) progetto inerente i processori VSLI? che questo possa segnare il ritorno dei PDA?
E’ ancora presto per dire cosa succederà di preciso nei prossimi mesi, ma non è difficile prevedere nuove ed importanti rivoluzioni nel mondo Apple.

Domenico Galimberti

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Pubblicato il
29 mag 2001
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