Quattro anni di domiciliari per Du

Quattro anni di domiciliari per Du

Du Daobin è stato comparato ad un virus capace di diffondere in Internet idee sovversive contro il Governo di Pechino. Bastano pochi clic per denunciare un dissidente telematico
Du Daobin è stato comparato ad un virus capace di diffondere in Internet idee sovversive contro il Governo di Pechino. Bastano pochi clic per denunciare un dissidente telematico


Pechino (Cina) – In galera dallo scorso ottobre, Du Daobin tornerà in queste ore a casa, dove dovrà rimanere confinato per i prossimi quattro anni. Così ha deciso un tribunale di Xiaogan che ha giudicato uno dei più celebri cyberdissidenti .

La notizia è stata diffusa nelle scorse ore da Reporters senza frontiere (RSF) e ha sorpreso perché non accade spesso che una persona colpevole di aver difeso concetti democratici in Internet possa scontare la propria pena tra le mura di casa.

Du è accusato di aver realizzato decine di articoli sovversivi e di aver manifestato contro l’arresto di una cyberdissidente , Liu Di, che lo scorso dicembre, scontata la pena, è uscita con le sue gambe dalle patrie galere.

I procuratori dell’accusa sostengono che Du non solo avrebbe “incitato al sovvertimento dello stato” con le sue parole ma sarebbe persino stato capace di ottenere fondi dall’estero per dare corpo alle sue mire controrivoluzionarie. Non contento, avrebbe persino aiutato certi “individui” e certe “organizzazioni” internazionali a pubblicare su siti cinesi articoli “dannosi alla sicurezza dello stato”.

La condanna di Du viene considerata “una vittoria di Pirro” dall’organizzazione internazionale dei reporter. “Si consente a Du di lasciare la prigione – si legge in una nota – ma lo si pone sotto un tale grado di sorveglianza politica che la sua libertà non è che una illusione. Questa sentenza mira sia a silenziare un attivista dei diritti umani sia a soddisfare chi dentro e fuori dalla Cina aveva criticato la sua incarcerazione”.

Se, come dice l’avvocato di Du, né l’imputato né il legale hanno potuto dire alcunché nei 15 minuti del processo , va detto che Du se la cava con questa sentenza senza aver dovuto riconoscere che i propri articoli costituivano un crimine.

“Con un totale di 61 cyberdissidenti detenuti – conclude la nota di RSF – Cina è la prigione più grande del mondo per coloro che tentano di esprimersi liberamente su Internet. E’ anche il paese dove più sviluppate sono le censure di rete e l’intercettazione delle email”.

Va detto che la sentenza di Du è giunta a poche ore di distanza dal lancio di un sito istituzionale che facilita la delazione di comportamenti “illegali” in Internet: per denunciare un cyberdissidente alla thought police bastano ora pochi clic.

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Pubblicato il
14 giu 2004
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