Roma – Come la pirateria sul software, anche quella sulla musica aumenta in tutto il mondo. A confermarlo sono le cifre presentate nel suo rapporto annuale dalla IFPI, la Federazione internazionale dell’industria del settore. Secondo IFPI, in un anno la copiatura illegale di musica è salita del 25 per cento, provocando mancate vendite per tre miliardi di sterline.
Un aumento così significativo del dato rilevato dalla IFPI sembra essere associato anche allo sviluppo dei sistemi di file-sharing che, a partire da Napster, hanno consentito agli appassionati di scaricare e scambiare musica online. Rimane da vedere, naturalmente, se questa possa essere considerata “mancata vendita” di dischi.
In realtà, secondo la IFPI, la parte principale della pirateria musicale riguarda ancora la diffusione e la distribuzione sul mercato nero di CD illegalmente registrati. Nel 1999, afferma la Federazione, il numero complessivo di CD di questo tipo venduti nel mondo era stimato in 510 milioni di “pezzi”. Un dato che nel 2000 sarebbe cresciuto a quota 640 milioni.
Proprio come per la pirateria sul software, inoltre, l’Italia risulta essere uno dei paesi dove più alta è la percentuale di musica illegale. Con l’Italia si trovano in testa alle “classifiche” IFPI anche Brasile, Messico, Russia, alcuni paesi dell’est europeo e del sud-est asiatico.
Per quanto riguarda Internet, comunque, la IFPI se ne sta occupando e afferma: “Mentre la media mondiale di pirateria per i supporti fisici è del 36 per cento, Internet è al 100 per cento un medium pirata”.