Si è trattato di un KeyNote piuttosto lungo quello tenuto da Steve Jobs all’apertura del MacWorld Expo di New York. Come al solito, l’interesse degli utenti era alle stelle e le aspettative erano molte: ci si attendeva hardware nuovo, software nuovo, upgrade del sistema operativo e, perché no, qualche sorpresa di Steve Jobs. Alla fine del keynote, il pubblico si è diviso tra soddisfatti e insoddisfatti, in quanto le novità principali di questo Expo non sono rivolte principalmente agli utenti consumer, bensì a quelli professionali.
Ma procediamo con ordine: dopo una breve introduzione sul successo dei nuovi AppleStore, Jobs introduce “10 on X”, ovvero 10 grandi applicazioni disponibili da subito (o a breve) su MacOS X.
Il primo a salire sul palco è Kevin Browne di MicroSoft, che presenta Office e dà una dimostrazione pratica di Excel, la miglior versione di Excel vista finora su qualsiasi piattaforma (dichiarazione dello stesso Browne).
Si passa poi ad Adobe, che molte malelingue dicevano ormai disinteressata al mondo Mac e al nuovo sistema operativo. Il rappresentante di Adobe ha mostrato ai presenti delle versioni di Illustrator, InDesign e GoLive funzionanti su MacOS X e perfettamente integrate tra di loro (nonché col sistema operativo). Le versioni definitive saranno sicuramente pronto entro la fine dell’anno, mentre qualche mese in più sarà necessario per avere una versione carbonizzata di Photoshop, visto che l’ultima versione è piuttosto recente.
Altra grande sorpresa per i professionisti della grafica arriva quando sugli schermi compare la nuova versione di Quark XPress. Si tratta di una grossa sorpresa per due motivi: prima di tutto perché Quark aveva in passato espresso perplessità sul nuovo sistema (perplessità che, a quanto pare, sono sparite), e in secondo luogo perché il famoso programma per impaginare è un’applicazione chiave nel panorama del software professionale.
Seguono FileMaker, il cui apprezzato DataBase è in commercio già da diverse settimane, e Connectix, con la nuova versione di VirtualPC già scaricabile ed utilizzabile in versione beta (versione che scadrà al rilascio della release definitiva).
Anche IBM sale sul palco, annunciando e dimostrando una nuova versione di ViaVoice (in rilascio per l’inizio del 2002) che lascia stupito il pubblico presente.
Qualche videogioco (più precisamente Warcraft III e Tony Hawk’s Pro Skater 2), che sicuramente faranno piacere ad un ampia fascia di pubblico, ed infine un altro pezzo forte dell’Expo: Maya, il potentissimo software di rendering ed animazione della Alias/Wavefront. Il software è in pre-ordine già da alcuni giorni e secondo gli stessi sviluppatori, grazie alla stretta integrazione tra hardware e sistema operativo, permetterà ad Apple di diventare la nuova piattaforma di riferimento per la grafica 3D.
Pare evidente da tutte queste presentazioni che MacOS X ha ormai preso piede in maniera definitiva, e tutte le maggiori software house hanno dimostrato in maniera tangibile di essere al lavoro per fornire al più presto del nuovo software per questo sistema. Da settembre in poi assisteremo ad uscite “importanti” a frequenze molto elevate, per la gioia di Apple e di tutti i suoi utenti, in particolare (visto il calibro dei software presentati) degli utenti professionali, che potranno finalmente passare al nuovo sistema operativo senza compromessi.
Giunge poi il momento di parlare di MacOS X. Si è osservato e detto da più parti come uno dei problemi di gioventù del nuovo sistema operativo sia la lentezza del Finder con tutto quello che ne consegue (per esempio lentezza nel lancio delle applicazioni e nel ridimensionamento delle finestre). Bene, Jobs ha mostrato al pubblico dell’Expo che la versione 10.1 di MacOS X ha subito dei miglioramenti notevoli, quasi inaspettati. Le applicazioni non rimbalzano più a lungo nel Dock prima di aprirsi, ma si lanciano quasi istantaneamente (Jobs lo dimostra lanciando 5 applicazioni contemporaneamente), e tutta l’interfaccia reagisce in maniera immediata a ogni movimento del mouse. Sempre l’interfaccia subisce alcuni ritocchi aggiungendo quelle personalizzazioni che prima erano possibili sono grazie al con tributo degli utenti più “smanettoni” (per esempio dock riposizionabile in ogni lato dello schermo e nuovi effetti più veloci di contrazione delle finestre). Ma ci sono anche novità più profonde, come il supporto per oltre 200 stampanti, il client SMB direttamente integrato nel sistema, il supporto per DVD e masterizzatori,… Unica nota dolente: dovremo attendere ancora un paio di mesi prima di averlo tra le mani: Jobs ha parlato di settembre, quindi sicuramente la data di rilascio coinciderà con l’Expo parigino. Se così fosse, grazie anche al rilascio di nuovo software, da quella data MacOS X potrebbe essere finalmente installato come sistema operativo primario su tutte le macchine in vendita. L’aumento della sua diffusione tra gli utenti porterà, di conseguenza, un maggiore interesse anche da parte degli sviluppatori, innescando una sorta di reazione a catena che farà crescere sempre di più l’interesse intorno a questo sistema, stimolando Apple stessa a proporre continui miglioramenti.
L’attesa per un nuovo iMac era molta, e la delusione di vedere rispuntare il solito iMac ha colpito duramente le aspettative di tutti gli utenti consumer. Tre “nuove” versioni che abbandonano (fortunatamente) fiorelloni e pois per riproporre i colori che in passato hanno avuto più successo. Niente nuovi iMac quindi, ma un semplice aggiornamento della precedente versione (modelli a 500, 600 e 700 MHz) che lascia aperti alcuni interrogativi. Che ci sia il progetto di un nuovo iMac in cantiere è praticamente una cosa certa; che il nuovo iMac avrà lo schermo LCD si potrebbe intuire (oltre che dai movimenti di mercato) anche da un’intervista rilasciata da Jobs poco dopo il KeyNote. Perché allora non c’è stata nessuna presentazione a New York? Può essere che il nuovo iMac non sia ancora completamente pronto per essere presentato al mercato, oppure che Jobs avesse paura di farci fare “indigestione” di sorprese, riservando il nuovo iMac per il prossimo evento Apple. Può anche darsi che Jobs voglia presentarci un iMac che sia rivoluzionario in tutti i suoi aspetti, sistema operativo compreso, e che per questo abbia deciso di attendere fino al rilascio di MacOS X 10.1. Le risposte possono essere molte, ma quella giusta si saprà (forse) solo quando verrà presentato il nuovo iMac: al che sorge una nuova domanda… quando?
Fortunatamente sul fronte professionale le novità sono di tutto rispetto: al di là del leggero rinnovamento estetico, i nuovi G4 presentano delle configurazioni decisamente interessanti, con il nuovo entry level a 733MHz, un modello intermedio da 867MHz, e un dual-800MHz con HD da 80GB. La cosa più interessante, è che anche il modello intermedio è dotato di SuperDrive, quindi con meno di 6 milioni di lire è possibile avere a disposizione una stazione (completa di software) per fare editing video e autoring su DVD. E sotto questo punto di vista le cose non potranno che migliorare: al di là dell’annuncio di pochi giorni fa relativo all’acquisizione di Spruce Technologies, Jobs dimostra a lungo la nuova versione (per MacOS X) di iDVD2, evidenziando la sua perfetta integrazione con QuickTime 5 e iMovie 2 e presentando le nuove caratteristiche che consentiranno agli utenti di ottenere con estrema semplicità un risultato semi-professionale. Chi invece vuole ancora di più potrà sempre contare su Final Cut e DVD Studio Pro.
Si prosegue con la solita dimostrazione dove il G4 a 876MHz “si fuma” un Pentium IV da 1,7 GHz (con pari configurazione) in test sull’elaborazione grafica e sul video editing. Questa volta però, fa seguito una lunga spiegazione tecnica sul perché il clock non sia un fattore così determinante per confrontare due processori (e due macchine) che hanno un’architettura completamente differente. Questa spiegazione rappresenta un evento abbastanza anomalo, come se Apple volesse in un certo modo giustificarsi o scusarsi con i suoi utenti; in realtà la spiegazione sotto il profilo tecnico è ineccepibile, e il test precedente ne è la dimostrazione. Sicuramente il Mac ha “giocato in casa” in un terreno a lui congeniale, ma una superiorità dell’80% non è comunque una cosa da poco, e lascia intendere quanto insignificanti siano i confronti basati puramente sul numero dei MHz.
In definitiva, si è trattato di un Expo che ha accontentato sia chi voleva software, sia chi cercava conferme su MacOS X, sia chi chiedeva nuovo hardware di alto livello. Gli unici scontenti sono gli utenti consumer che volevano il nuovo iMac… peccato che questi utenti rappresentino numericamente la fascia più significativa. Sicuramente potranno anch’essi trarre vantaggio dal software in arrivo e dai miglioramenti del sistema operativo, ma se non arriva presto un iMac “veramente” nuovo a rivoluzionare il mercato (ma io sono convinto che arriverà), così come aveva fatto l’iMac qualche anno fa, Apple potrebbe rischiare di perdere la buona occasione che stava attendendo da anni.