Chat e email come prove di reato

Chat e email come prove di reato

Accade negli States dove un tribunale decide che le registrazioni delle conversazioni avvenute in chat e le stampe dei messaggi di posta elettronica sono prove a tutti gli effetti
Accade negli States dove un tribunale decide che le registrazioni delle conversazioni avvenute in chat e le stampe dei messaggi di posta elettronica sono prove a tutti gli effetti


Washington (USA) – In un caso penale americano emergono le registrazioni delle chat e i messaggi di posta elettronica quale prova e si pongono nuove questioni legate alla privacy e alla libertà della comunicazione elettronica.

Secondo quanto riportato da USAToday, il tutto nasce dal caso di un uomo di 26 anni accusato di aver cercato di convincere una minore, conosciuta in rete, ad avere con lui rapporti sessuali. La minore in questione era però un agente della polizia che ha registrato sia i messaggi email che le lunghe chat online. Ora il tribunale che giudica Donald Townsend ha deciso che quei materiali sono prove della sua volontà di circuire quella che credeva essere una 13enne.

La difesa ha chiesto che quelle prove non entrino nel procedimento perché il Washington Privacy Act impedisce la registrazione di qualsiasi comunicazione tra due persone senza il consenso di entrambi. Secondo il giudice, invece, i messaggi elettronici non sono compresi in quella legge “ormai datata” e, soprattutto, “in fondo Townsend ha dato il suo consenso alla registrazione” essendo a conoscenza del fatto che qualsiasi informazione arrivi su un computer “è di fatto registrata” dallo stesso.

In gioco, secondo gli esperti consultati dai media americani, ci sono varie questioni. La prima è relativa al fatto che le trascrizioni cartacee portate in tribunale non sono “in sé” il dialogo svolto in rete ma solo una riproduzione dello stesso, riproduzione che apparentemente viola il WPA. Inoltre pare che non sia stato Townsend a contattare quella che credeva essere una ragazzina ma quest’ultima, cioè il poliziotto che ne faceva le veci, a contattare lui.

Non ha dubbi invece Marc Rotenberg dell’Electronic Privacy Information Center secondo cui il consenso alle registrazioni è indipendente dal mezzo di comunicazione utilizzato e pertanto si profilerebbe in questo caso un’aggressione alla libertà dell’uso dei mezzi elettronici.

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Pubblicato il
18 gen 2000
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