Africa, Google e Microsoft colonizzano i White Space

Africa, Google e Microsoft colonizzano i White Space

Le due aziende installano apparati di telecomunicazioni wireless nel continente africano. Con il doppio obiettivo di dimostrare l'utilità della tecnologia e diffondere il verbo telematico laddove scarseggiano infrastrutture di ogni tipo
Le due aziende installano apparati di telecomunicazioni wireless nel continente africano. Con il doppio obiettivo di dimostrare l'utilità della tecnologia e diffondere il verbo telematico laddove scarseggiano infrastrutture di ogni tipo

L’Africa è la nuova terra di conquista per le aziende maggiormente interessate all’uso dei cosiddetti White Space , porzioni dello spettro elettromagnetico inframmezzate alle frequenze assegnate dai governi a concessionari pubblici e impiegabili come nuovo canale per la diffusione delle connessioni a banda larga senza fili senza dover pagare una licenza.

A sperimentare con i White Space africani è prima di tutto Google, da sempre interessata a infilare una connessione a Internet in ogni pertugio e attualmente impegnata in un programma di broadband wireless per 10 utenze scolastiche di Città del Capo, celebre e popolosa città del Sud Africa.

Con la sua accoppiata vincente di latenza bassa e capacità di viaggiare per lunghe distanze, spiega Mountain View, la tecnologia di connettività impiegata è “ben adatta a fornire connettività a basso costo alle comunità rurali con infrastrutture di telecomunicazioni deboli, e per estendere la copertura del broadband wireless nelle aree urbane densamente popolate”.

In attesa che si risolvano i problemi legislativi in Nord America , Google intende sfruttare quello che (a dire dell’azienda) è il crescente interesse rispetto ai White Space con un progetto pilota potenzialmente estendibile anche in altri paesi africani.

Anche Microsoft crede fermamente alle potenzialità delle frequenze libere a uso telematico, tanto da aver installato una stazione ricevente in Kenya presso la città di Nanyuki: diversamente da Google, in questo caso Redmond ha previsto di dotare la stazione di una completa autosufficienza energetica tramite pannelli fotovoltaici. La stazione fornisce connettività da 16Mbps a varie strutture in un raggio di 10 chilometri, con la possibilità ulteriore di ricaricare i dispositivi connessi (portatili, ma anche tablet o smartphone) e di fare affidamento al backup delle batterie durante la notte.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 mar 2013
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