La prima trimestrale Alphabet dopo la sanzione dell’Unione Europea dimostra come la sanzione stessa non abbia che graffiato in superficie la potenza economica del gruppo di Mountain View: in attesa del ricorso, infatti, il gruppo che fa da cappello alle proprie Google mette a segno una trimestrale estremamente positiva, che fa immediatamente impennare il titolo nelle contrattazioni after-hour.
Al cospetto di una sanzione da 5 miliardi di dollari circa, infatti, Alphabet mette da parte ulteriori 3 miliardi netti su oltre 32 miliardi di dollari di entrate nel trimestre in esame, con un aumento del 26% anno su anno. Insomma: la sanzione europea non copre neppure l’aumento annuo degli introiti e, nonostante il valore assoluto della cifra in ballo, non spaventa gli azionisti del gruppo.
Gran parte delle entrate deriva dal network pubblicitario, contenitore da 28 miliardi di dollari sui 32 complessivi del trimestre. Le altre proprietà dell’azienda assommano complessivamente ad appena 4 miliardi, anche in questo caso comunque in crescita rispetto all’anno precedente. Interessante è per contro la voce “Other bets”, nella quale è racchiuso il crogiuolo di scommesse sul futuro che l’azienda sta portando avanti con forti investimenti: questa voce aumenta del 50% le proprie entrate, ma si ferma ad appena 145 milioni a fronte di investimenti pari a circa 1 miliardo. Tra le “Other bets” si racchiudono esperimenti come Loon o Calico, Verily o Waymo, in ogni caso ambiti collaterali tra i quali Google sta cercando la possibile “next big thing”.
L’impressionante solidità del gruppo è qualcosa di evidente, da leggersi però anche tra le righe delle dinamiche interne che portano al risultato finale. Da una parte v’è infatti un bilancio pesantemente basato sui proventi legati all’advertising (ambito nel quale Google fa la voce grossa a livello globale), il che spinge ad una differenziazione che tra i vari progetti avviati non può che sortire buoni risultati in divenire: gli investimenti in ricerca e sviluppo rimangono estremamente alti ed i fattori di rischio sembrano al momento essere relativi più a questioni legali che non alle potenzialità della concorrenza.
Come registrato da Microsoft nei giorni scorsi, anche Alphabet tocca con questa trimestrale il proprio massimo di sempre in borsa: il titolo Alphabet vale ormai al Nasdaq oltre 1200 dollari (erano 1100 a inizio anno, 800 a inizio 2017 e 500 a inizio 2015).