Amazon sotto accusa per gli stagionali in Germania

Amazon sotto accusa per gli stagionali in Germania

L'azienda al centro di uno scandalo per un documentario trasmesso dalla TV tedesca ARD. Centinaia di lavoratori sottopagati e vessati da un'agenzia di sicurezza collegata ai gruppi neo-nazi. Il Governo chiede spiegazioni
L'azienda al centro di uno scandalo per un documentario trasmesso dalla TV tedesca ARD. Centinaia di lavoratori sottopagati e vessati da un'agenzia di sicurezza collegata ai gruppi neo-nazi. Il Governo chiede spiegazioni

Un girone infernale per centinaia di lavoratori stagionali, emigrati dai paesi europei della grande crisi economica. Dalla Spagna alla Polonia, hanno trovato rifugio nella fiorente Germania, assoldati in via temporanea dal gigante statunitense della distribuzione online. Con un volume di vendite per 6,8 miliardi di euro , il mercato tedesco è il secondo più redditizio per Amazon, ovviamente sospinto dalla frenesia tipica delle puntuali festività natalizie.

In un documentario di circa mezz’ora, le indagini condotte dai reporter d’assalto della rete pubblica ARD hanno scatenato un violento putiferio sulle pratiche d’assunzione dell’azienda di Seattle per i magazzini gestiti dalla sua divisione Amazon.de . I cosiddetti lavoratori stagionali – ad esempio, quelli assoldati a tempo per i periodi di punta come le festività natalizie – verrebbero trattati in maniera disumana, non molto lontana dalle terribili fabbriche cinesi .

Nel documentario di ARD, le testimonianze di numerosi lavoratori trasferitisi in Germania dai paesi europei con scarse opportunità occupazionali. Ammassati in piccoli autobus – c’è chi ha affermato di aver percorso ben 17 chilometri a piedi per arrivare ai centri di smistamento di Amazon – gli impiegati stagionali sarebbero costretti a dormire ammassati in piccole stanze di alberghi e ostelli della zona. Sottopagati – si è parlato di 8,50 euro lordi all’ora, anche se poi Amazon ha precisato che lo stesso salario orario arriva a toccare quota 10 euro lordi – i lavoratori a tempo del retailer statunitense sarebbero costantemente monitorati da un servizio di sicurezza gestito da un appaltatore denominato H.E.S.S. (Hensel European Security Services), accostato nel documentario alla figura di Rudolf Hess , uno tra i più influenti esponenti del Partito Nazista e del Terzo Reich.

In un successivo comunicato diramato dall’azienda di Jeff Bezos, il reclutamento degli agenti di HESS sarebbe in realtà avvenuto tramite agenzie esterne, dunque non su diretta segnalazione del gigante a stelle e strisce. Nel periodo natalizio, Amazon tende a predisporre un adeguato servizio di sicurezza per evitare furti nei suoi centri di imballaggio e smistamento, ovviamente strapieni di merce di grande valore. Il retailer ha comunque annunciato l’immediata interruzione del contratto con l’agenzia di sicurezza HESS, che già aveva negato qualsiasi legame con movimenti politici di estrema destra .

Le accuse contenute nel documentario di ARD hanno scatenato la ferma reazione delle autorità tedesche, che hanno chiesto ai vertici di Amazon di offrire dettagliate spiegazioni sulle attuali condizioni lavorative e contrattuali . L’associazione locale per la tutela dei lavoratori Ver.di ha lanciato una petizione per chiedere un intervento immediato, seguita da un’agguerrita campagna di boicottaggio degli acquisti online su Amazon.de . Restano da chiarire i contorni della vicenda portata alla luce dal servizio di ARD: l’azienda di Jeff Bezos si è davvero approfittata dei lavoratori di mezza europa, sottoponendoli a un regime di “polizia” di ispirazione neo-nazi, o si tratta di una ricostruzione parziale che verrà in seguito ridimensionata? Colpisce senz’altro che il tutto si sia svolto nella civilissima Germania, nazione spesso indicata come un punto di riferimento per l’equilibrio raggiunto tra i diritti dei lavoratori e l’efficienza delle aziende.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
18 feb 2013
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