A pochi giorni dalla sanzione che ha colpito Google per il famigerato affair Android, la Commissione Antitrust dell’Unione Europea ha sanzionato anche Asus, Denon & Marantz, Philips e Pioneer per una cifra complessiva che raggiunge i 111 milioni di euro. Per ognuno dei gruppi indicati (oggetto di differenti inchieste e separate sanzioni) l’accusa è la medesima: aver agito fissando il prezzo minimo dei propri prodotti, creando di fatto un cartello tra i rivenditori a danno del consumatore.
Margrethe Vestager taglia corto in proposito: in un’epoca in cui è sempre maggiore l’attenzione dei consumatori nei confronti dell’ecommerce, è dovere dell’antitrust vigilare sulle corrette dinamiche della competitività. L’operato dei gruppi sanzionati è stato contrario agli interessi dei consumatori su un alto numero di prodotti di largo consumo e per questo la loro condotta è stigmatizzata in modo chiaro e la sanzione proporzionata al numero di prodotti coinvolti.
La sanzione nei confronti di ASUS è relativa al comportamento tenuto dall’azienda tra il 2011 ed il 2014 soprattutto in Francia e Germania, ove il gruppo avrebbe fatto in modo che il prezzo di vendita non fosse inferiore a quello consigliato dal produttore. Philips è stato sanzionato per una accusa del tutto similare, su prodotti di vario tipo ivi compresi sistemi home cinema e home video. Pioneer è l’unico dei gruppi ad aver coinvolto nel proprio abuso anche il mercato italiano, tra il 2011 ed il 2013: in questo caso la condotta bocciata è stata relativa alla vendita tra differenti paesi, il che va parimenti a limitare la possibilità di scelta da parte del consumatore ed un relativo innalzamento del prezzo medio di distribuzione. In quest’ultimo caso i prodotti in esame sono stati sistemi home theatre, iPod speaker e altri device in ambito audio.
Nel certificare le sanzioni comminate, la Commissione Europea notifica altresì un forte sconto motivato dalla collaborazione immediatamente prestata alle autorità. Il discorso è molto differente rispetto a quello di pochi giorni fa nel caso Google, quindi, ove è trapelata la bocciatura dell’Europa nei confronti di un atteggiamento di Alphabet poco orientato alla collaborazione e quindi non assimilabile ad una possibile condotta utile a beneficiare di uno sconto sulla sanzione.