Australia e P2P, l'ISP resta neutrale

Australia e P2P, l'ISP resta neutrale

Ennesima vittoria per un provider australiano accusato di collaborazione nell'infrazione di copyright. Il fatto non sussiste, ha deciso la corte federale, e le organizzazioni dell'industria farebbero meglio a migliorare le argomentazioni
Ennesima vittoria per un provider australiano accusato di collaborazione nell'infrazione di copyright. Il fatto non sussiste, ha deciso la corte federale, e le organizzazioni dell'industria farebbero meglio a migliorare le argomentazioni

Il provider australiano iiNet l’ha avuta vinta ancora una volta contro chi – l’industria dei contenuti consorziata nell’associazione AFACT – pretendeva che la giustizia stabilisse la sua corresponsabilità nell’infrazione di copyright in rete. Il secondo ISP del paese è “innocente” anche per una Corte Federale, in attesa che anche la massima autorità giuridica (l’Alta Corte australiana) si pronunci sulla faccenda.

Il caso AFACT contro iiNet si trascina oramai da anni , e ha già visto l’ISP vincitore contro le accuse di favoreggiamento alla pirateria multimediale imbastite dall’industria dei contenuti. Un nuovo pronunciamento arriva in risposta all’appello richiesto da AFACT, ed è ancora una volta di sostanziale assoluzione nei confronti del comportamento del provider .

Stando alla decisione della corte, AFACT non ha diritto di appellarsi alla precedente decisione del giudice, e iiNet non è responsabile di alcuna risposta “inadeguata” alla presunta infrazione i copyright perpetrata dai suoi clienti. iiNet non ha alcun obbligo di prevenire la suddetta violazione telematica, e per questo motivo non c’è alcuna ragione per definire la mancanza di azione da parte del provider come inadeguata.

Felicitazioni per vittoria di iiNet arrivano dall’associazione Electronic Frontiers Australia , la quale mette già in conto un probabile appello di AFACT all’Alta Corte australiana e sottolinea l’importante precedente in un contesto mondiale in cui l’industria ha aumentato a dismisura la pressione nei confronti di legislatori e Internet provider.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 feb 2011
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