Australia, l'ira del provider

Australia, l'ira del provider

Smentite recenti dichiarazioni del ministro Conroy: iiNet non avrebbe mai espresso pareri positivi sul massiccio piano di filtraggio di certi contenuti della Rete. Anzi, continua a criticarlo
Smentite recenti dichiarazioni del ministro Conroy: iiNet non avrebbe mai espresso pareri positivi sul massiccio piano di filtraggio di certi contenuti della Rete. Anzi, continua a criticarlo

“Abbiamo contattato l’ufficio del senatore Conroy per ribadirlo: non siamo a favore dei filtri e vogliamo che la nostra posizione non venga presentata in maniera fuorviante”. Parole decise, uscite recentemente dalle labbra di un portavoce di iiNet, ovvero uno dei principali fornitori di connettività in terra australiana.

Gli alti vertici dell’ISP aussie hanno così mostrato tutto il loro sdegno, negando categoricamente di aver mai espresso pareri positivi sull’imponente piano di filtraggio di certi contenuti della Rete, fortemente spinto in parlamento dal ministro per le Comunicazioni Stephen Conroy.

“Queste policy sono state approvate dall’85 per cento dei provider australiani – aveva detto qualche giorno prima il ministro – che hanno mostrato l’intenzione di dare il benvenuto ai filtri. Tra questi, ci sono Telstra, Optus, iPrimus e iiNet”. Ma iiNet non pare aver gradito la sua improvvisa inclusione nella larga fetta di fornitori entusiasti dei nuovi setacci del web australiano.

“Quello che abbiamo applaudito – ha spiegato Steve Dalby, chief regulatory officer di iiNet – è stato un annuncio da parte del governo a dicembre, contenente alcune significative migliorie al piano originale. Tutto qua. Avevamo solo detto che il loro piano era migliorato. Ma non certo qualcosa che noi come azienda avremmo accettato”.

E Dalby ha ricordato la posizione adottata da iiNet, che aveva già parlato di un meccanismo assolutamente inadatto a combattere problemi della Rete come la pedopornografia o la violenza sui minori. Dal momento che i filtri voluti da Conroy non farebbero altro che regalare ai genitori aussie un livello molto superficiale di sicurezza . Pedofili e criminali userebbero ben altri mezzi per la diffusione dei contenuti. Infischiandosene del blocco degli spazi online.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
3 giu 2010
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