Baia, il giudice è di parte. Ma quale?

Baia, il giudice è di parte. Ma quale?

Rimosso dall'incarico uno dei giudici d'appello. Lavorava come programmatore a un servizio di streaming musicale che collabora con le etichette. Ma proprio le major lo hanno messo in discussione
Rimosso dall'incarico uno dei giudici d'appello. Lavorava come programmatore a un servizio di streaming musicale che collabora con le etichette. Ma proprio le major lo hanno messo in discussione

Le vicissitudini di The Pirate Bay non conoscono tregua: una corte svedese ha valutato in conflitto di interessi uno dei giudici che dovranno presiedere alla nuova udienza del processo alla Baia. La decisione è stata presa all’unanimità e non sarebbe quindi appellabile.

Fredrik Niemela sarebbe impiegato presso Spotify (di cui sarebbe anche azionista), sevizio di streaming musicale in parte controllato da alcune delle etichette che hanno mosso accusa a TPB.

Il conflitto di interessi non sarebbe solo generato dallo stretto rapporto con i detentori dei diritti, ma anche dalla natura stessa del servizio offerto da Spotify che sarebbe stato ritenuto in competizione con The Pirate Bay .

Già il giudice Tomas Norström era stato messo in discussione per conflitto di interessi , poiché ricopriva un ruolo attivo in numerosi gruppi pro-copyright, ma era stato poi ritenuto imparziale . E anche il giudice ora a capo del nuovo processo, Ulrika Ihrfelt, era stata rimossa dall’incarico di valutare la posizione di Norström, dal momento che anche lei era ritenuta legata agli stessi gruppi pro-copyright.

Ma il nuovo colpo di scena è che è stata la stessa industria dei contenuti a chiedere l’estromissione del giudice in conflitto di interessi dal gruppo di tre giudici cui è demandato l’appello. L’intenzione sarebbe quella di avere un processo senza ombre.

Alcuni osservatori notano, infatti, che la collaborazione di Niemelä con Spotify era limitata al versante tecnico: essendo un programmatore (tra l’altro coautore di un brevetto su una tecnologia streaming insieme allo sviluppatore originale di uTorrent) conosceva approfonditamente BitTorrent. Tanto che Peter Sunde, ex portavoce di TPB, ha dichiarato in seguito alla rimozione di Niemela che “poteva non essere male” e che “buono o cattivo, almeno sarebbe stato preparato tecnicamente. Meglio qualcuno di competente che una persona annoiata e assonnata che non vede l’ora di confermare la decisione del giudice in capo”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
30 set 2009
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