Biometria: errori fatali nel database FBI

Biometria: errori fatali nel database FBI

La polizia federale americana costretta alle scuse per un caso scabroso, scaturito da un errore nel software per l'identificazione delle impronte digitali. Ed è polemica
La polizia federale americana costretta alle scuse per un caso scabroso, scaturito da un errore nel software per l'identificazione delle impronte digitali. Ed è polemica


Atlanta (USA) – La biometria non sempre equivale a maggiore sicurezza e tranquillità, ordine e giustizia. Specialmente quando si rivela fallace . E quando, per via di un errore informatico , si tramuta in impunità per feroci latitanti. E’ quanto accaduto in Georgia, circa un anno fa: solo adesso l’ FBI ha deciso di rendere pubblico l’incidente, chiedendo perdono ai cittadini statunitensi. Il megasistema biometrico dell’FBI non fu in grado di riconoscere le impronte del pericoloso Jeremy Jones, che ha stuprato ed ucciso cinque donne nel corso degli ultimi anni.

Il killer, lasciato a piede libero, è stato in grado di massacrare altre due donne. Al termine di numerose indagini, Jones è adesso in carcere. I parenti delle vittime chiedono giustizia . L’ FBI si scusa pubblicamente: “Ci addoloriamo di aver perso occasioni per consegnare alla giustizia questo criminale”, ha dichiarato Thomas Bush III, vicedirettore dei servizi informativi FBI. Gli esperti parlano di un errore nel software che gestisce i database biometrici.

Nel 2004 la polizia locale della Georgia arrestò Jones per detenzione di stupefacenti: le sue impronte, registrate e trasmesse all’FBI per accertamenti, vennero trascurate dai supercomputer federali: l’assassino non risultava esserlo. “Sicuramente un errore non umano”, dicono gli agenti dello IAFIS ( Integrated Automated Fingerprint Identification System ), l’enorme archivio contenente circa 47 milioni di impronte digitali.

Eludendo ulteriori controlli, grazie ad un falso nominativo, l’errore del sistema biometrico ha permesso a Jones di uccidere ancora. “Questi sistemi non hanno una affidabilità del 100%”, dice Joe Parris dell’FBI. “In questo caso ha semplicemente fallito”. I produttori americani di rilevatori biometrici, nonostante l’ increscioso accaduto , rimangono ottimisti. “Queste macchine sono splendide”, sostiene il direttore della Forensic Identification Services . Ed aggiunge: “tutta questa pubblicità negativa è faziosa, perchè si sa, gli errori possono sempre capitare”.

Una rilevazione effettuata secondo le specifiche IAFIS dura circa cinque minuti, ed ha una percentuale d’errore inferiore al 5%. Il margine d’errore non è sicuramente infinitesimale. E’ la seconda volta che i sistemi informatici dell’FBI falliscono. Il primo episodio avvenne subito dopo gli attentati dell’11 marzo a Madrid, quando gli agenti della polizia federale identificarono un avvocato dell’Oregon tra gli autori della strage. Ma in quell’occasione fu un errore completamente umano: stavolta la colpa è di una macchina . Meravigliosa? Forse sì, ma capace di tramutarsi, involontariamente, in una macchina della morte. Inevitabile che ora i parenti delle vittime chiedano una trasparenza che, fin qui, è mancata del tutto.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
6 mag 2005
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