Bitcoin, la minaccia federale

Bitcoin, la minaccia federale

La criptomoneta al centro del dibattito economico: opportunità digitale o germe che può far deflagrare l'economia?
La criptomoneta al centro del dibattito economico: opportunità digitale o germe che può far deflagrare l'economia?

La criptovaluta Bitcoin continua a creare dibattito: da un lato economisti ed osservatori che ne approvano l’esistenza ed il ruolo che vorrebbe ricoprire nell’economia digitale, dall’altra coloro che la ritengono estremamente pericolosa per l’economia.

In questa seconda categoria, l’imprenditore e commentatore di Bloomberg Matt Levine e l’economista statunitense Paul Krugman: il primo ne mette in luce il costo intrinseco delle transazioni che la vedono protagonista, mentre il secondo, in un articolo sul New York Times , definisce la criptomoneta il Male per i dubbi che solleva sia in rapporto alla sua funzione come mezzo di scambio, sia per la sua capacità di essere un deposito stabile di valore.

Krugman – in pratica – tira le fila delle diverse discussioni con al centro la valuta digitale basata su cifratura e tecnologia peer-to-peer (P2P): d’altronde sta passando piano piano al vaglio di tutte le autorità monetarie nazionali.

Dalla parte della criptovaluta, invece, vi è per esempio l’investitore Chris Dixon, che ritiene la valuta quanto meno una forma di competizione che può stimolare la finanza tradizionale a migliorare i suoi errori, cosa che non ha fatto nonostante la recente crisi.

Volenti o nolenti, non si possono chiudere gli occhi davanti ad un fenomeno che è frutto del tempo, della crisi e di un bisogno di valuta che sia internazionale e indipendente come dovrebbe essere la Rete: Bitcoin è un fattore che risponde ad un bisogno ed a dimostrarlo vi è anche la fioritura di valute virtuali che l’hanno seguita , a partire da quelle dall’aspetto meno serio, come Coinye West, che prende in prestito l’effigie dell’omonimo rapper.
Alcuni paesi, d’altra parte, hanno riconosciuto Bitcoin accordandone un valore intrinseco di utilità , altri – riconoscendone il ruolo – ne hanno sviluppato una versione di stato , come il Venezuela .

E anche negli Stati Uniti, nonostante lo stallo della Federal Election Commission circa l’opportunità che i comitati elettorali accettassero finanziamenti in valuta digitale, il senatore repubblicano Steve Stockman ha iniziato ad accettare donazioni in Bitcoin a favore della sua campagna elettorale .

Proprio a Washington, d’altronde, rischia di svolgersi la partita decisiva per la criptomoneta: i federali, grazie a diversi sequestri legati in particolare a Silk Road, si trovano ad avere in custodia 174mila bitcoin, una somma che dovrebbe valere al cambio attuale oltre 150 milioni di dollari e che – se il Bureau decidesse di liquidarli – rappresenterebbero una sfida per la valutazione di Bitcoin.

La criptomoneta rischierebbe di essere travolta dal volume di scambi che si genererebbe: finora il suo mercato vede – in media – scambiati al giorno un totale di 200mila Bitcoin nel trading e circa 50mila bitcoin in transazioni individuali. E, in assoluto, le transazioni che superano i mille Bitcoin sono estremamente rare.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
7 gen 2014
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