Blizzard in tribunale contro i creatori di cheat

Blizzard in tribunale contro i creatori di cheat

Il colosso videoludico denuncia la società tedesca responsabile della vendita di software per barare, una pratica che rovinerebbe la reputazione della corporation. Precedenti tentativi di rivalsa si sono conclusi con il fallimento
Il colosso videoludico denuncia la società tedesca responsabile della vendita di software per barare, una pratica che rovinerebbe la reputazione della corporation. Precedenti tentativi di rivalsa si sono conclusi con il fallimento

Blizzard ha trascinato in tribunale la società tedesca Bossland GMBH, produttrice del software Watchover Tyrant che permette di sfruttare funzionalità di “assistenza” nelle partite a Overwatch, nuovo MOBA (Multiplayer Online Battle Arena) della casa statunitense, che risulterebbe danneggiato dal business dei trucchi nella reputazione e nei guadagni.

Tra le funzionalità di Watchover Tyrant c’è la possibilità di rivelare la posizione dei nemici su un radar, di colpire con la mira assistita dal computer e altro ancora, un vero e proprio centro di cheat e comportamenti “sporchi” per cui gli utenti privi di abilità ludiche pagano 12,95 euro al mese o 199 euro all’anno.

Blizzard considera i cheat, anzi gli “hack” di Bossland come violazione di copyright, competizione sleale e una violazione delle norme anti-manomissione del software proprietario garantite dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA) statunitense.

Il software della società tedesca ha causato e continua a causare danni “enormi e irreparabili” al business di Blizzard, dicono i legali della corporation , visto che danneggia la reputazione della software house, basata sulla realizzazione di prodotti di intrattenimento godibili da utenti dotati dei più vari livelli di abilità videoludica .

Watchover Tyrant e gli altri programmi di cheat hanno già provocato la perdita di decine di milioni di dollari in ricavi, sostiene ancora Blizzard, e nel caso di Overwatch i danni potrebbero mettere a rischio le stesse chance di successo del MOBA appena arrivato sul mercato.

Blizzard ha da tempo adottato una politica di tolleranza zero contro i cheat, e anche contro gli utenti che li utilizzano, che a migliaia si ritrovano l’account bannato e l’impossibilità di continuare a giocare – barando. Nel caso specifico di Bossland, una precedente cause intentata in Germania (contro un bot per Heroes of the Storm ) si è conclusa con un nulla di fatto.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 lug 2016
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