Brevetti Ericsson e Apple, il fronte europeo

Brevetti Ericsson e Apple, il fronte europeo

L'azienda svedese denuncia Cupertino anche al di qua dell'Atlantico. Oggetto del contendere, brevetti su tecnologie standard e non, per cui Apple non avrebbe rinnovato gli accordi di licenza
L'azienda svedese denuncia Cupertino anche al di qua dell'Atlantico. Oggetto del contendere, brevetti su tecnologie standard e non, per cui Apple non avrebbe rinnovato gli accordi di licenza

Le motivazioni sono le stesse su cui si fonda il contenzioso già aperto negli Stati Uniti, i tribunali sono quelli tedeschi, britannici e olandesi: Ericsson si è rivolta alla giustizia europea perché intende ottenere da Apple il pagamento delle licenze dovute per aver sfruttato, sui propri prodotti mobile, dei titoli detenuti dall’azienda svedese.

Oggetto del contendere, sono brevetti legati a standard tecnologici essenziali, come quelli relativi a LTE , ma anche altri titoli che descrivono tecnologie che non devono necessariamente essere concesse per lo sfruttamento secondo condizioni FRAND ( fair, reasonable, and non-discriminatory ): Ericsson lamenta il mancato rinnovo delle licenze per entrambi i tipi di brevetto, di fatto utilizzati da Cupertino senza autorizzazione.

L’azienda svedese, che da tempo ha abbandonato il mercato della telefonia mobile per dedicarsi alle sole infrastrutture di rete, spiega che le tecnologie su cui vanta diritti di privativa “sono integrate in numerose funzioni e supportano il funzionamento di molti degli attuali dispositivi dedicati alla comunicazione”: da più di due anni ad Apple è stato proposto di raggiungere un accordo per rinnovare le licenze su base globale a termini equi, ragionevoli e non discriminatori, ma l’intesa con Cupertino non è mai stata raggiunta.

Per ora Ericsson si è rivolta ai tribunali: non è escluso che nel prossimo futuro cerchi di ottenere un’ingiunzione che imponga il blocco sul mercato dei prodotti della Mela, così da sollecitare Cupertino a corrispondere quanto Ericsson ritiene dovuto. Gli analisti stimano che la cifra si aggiri fra i 243 e i 728 milioni di euro l’anno.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
8 mag 2015
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