Cellulari, il tumore è in agguato

Cellulari, il tumore è in agguato

Solleva scalpore internazionale l'annuncio di un team svedese: i giovanissimi sono a rischio, ma i problemi si estendono agli adulti. Glioma e tumori al nervo acustico i problemi maggiori. Parole che fanno il giro del mondo
Solleva scalpore internazionale l'annuncio di un team svedese: i giovanissimi sono a rischio, ma i problemi si estendono agli adulti. Glioma e tumori al nervo acustico i problemi maggiori. Parole che fanno il giro del mondo

Roma – “Chi ha iniziato ad usare i cellulari quando aveva meno di 20 anni ha cinque volte in più la possibilità di sviluppare un glioma”, ossia un tumore che colpisce il sistema nervoso centrale. Sono queste le parole che il professore Lennart Hardell dell’Università medica di Orebro, in Svezia, ha voluto utilizzare dinanzi ad una conferenza internazionale sui rischi della radiazioni. Parole secondo cui esiste una relazione diretta tra certi tumori ed uso del cellulare .

A suo dire, gli studi condotti in Svezia indicano che l’uso del cellulare dopo i 20 anni aumenta del 50 per cento le possibilità che il glioma si sviluppi, e due volte il normale la possibilità che a svilupparsi siano tumori al nervo acustico. Un collegamento che Hardell e alcuni colleghi già avevano teorizzato in tempi recenti.

Vista la prudenza con cui in questi anni molti colleghi del professore svedese si sono espressi sull’argomento, perlopiù sottolineando che non vi è un collegamento certo tra uso del telefonino e cancro, le parole pronunciate da Hardell stanno facendo il giro del Mondo. Se è vero che medici e molte istituzioni scientifiche hanno in questi anni consigliato prudenza nell’uso dei dispositivi mobili, in particolare tra i più giovani, secondo Hardell le nuove evidenze non lascerebbero spazio al dubbio.

Alla conferenza del Radation Research Trust non è ricorso a perifrasi : “Si tratta di un segnale di avvertimento. Ed è molto preoccupante. Dovremmo iniziare a prendere precauzioni”. A suo dire sotto i 12 anni non si dovrebbero usare cellulari se non in emergenza , e i giovani dovrebbero al massimo ricorrere all’uso dei messaggini.

Il calo del rischio con l’età sarebbe dovuto alla maturazione del cervello, sebbene il rischio per giovani e giovanissimi potrebbe rivelarsi anche maggiore del temuto perché lo studio che ha condotto con i suoi colleghi non indaga sull’utilizzo del cellulare dopo molti anni, laddove vi sono tumori che possono svilupparsi nel corso di decenni, persino per un tempo più lungo di quanto fin qui sono stati sul mercato i telefonini.

Se si va agli adulti, sostiene Hardell, chi ha utilizzato i telefonini corre un rischio maggiore di sviluppare il glioma o altri tumori al nervo acustico, sebbene i dati su questo fronte siano ancora insufficienti.

Le parole di Hardell sono state prese con molta attenzione dalla platea dei suoi colleghi. C’è chi ritiene che i dati potrebbero essere meno allarmanti, e chi invece ricorda che il problema è già stato sollevato in passato senza però che sia scattata una contromisura. Addirittura David Carpenter, decano della Scuola di Salute pubblica dell’Università statale di New York, ritiene che “i bambini passano molto tempo al cellulare. Potremmo trovarci dinanzi ad una crisi di salute pubblica, ad una epidemia di tumori al cervello come risultato dall’uso dei telefonini”.

Vista l’enorme sensazione che le dichiarazioni di Hardell hanno scatenato in mezzo mondo è lecito chiedersi fino a che punto siano attendibili i suoi studi. La National Radiological Protection Board britannica, ad esempio, nel suo ruolo di consigliere del governo inglese, si è affrettata a dichiarare che nello studio svedese latita una precisione statistica ritenuta indispensabile per trarre certe conclusioni. Lo studio di Hardell non è ancora stato pubblicato, ma la Board lo ha già visto e a suo dire non sarebbero stati coinvolti un numero sufficiente di soggetti per arrivare a quelle conclusioni. Non solo, a rendere meno credibili quei dati vi sarebbe il fatto che sono stati raccolti tramite questionario, un mezzo deprecato da chi si ispira a rigidi criteri di indagine.

A gettare acqua sul fuoco ci pensa il direttore della Federazione dell’Industria elettronica , Tom Wills-Sanford: in rappresentanza dei grandi operatori di telecomunicazione e dei produttori ha sottolineato come, guardando l’insieme degli studi di settore svolti fino ad oggi, non vi sia alcuna prova che dimostri che l’uso del cellulare impatta sulla salute delle persone. Di interesse, in questo quadro, anche il fatto che Hardell abbia in passato denunciato i collegamenti torbidi che talvolta avrebbero legato certi industriali di settore a ricercatori nel suo settore, quello oncologico.

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Pubblicato il
22 set 2008
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