Censura d'autore

Censura d'autore

di Guido Scorza - Mediaset chiede la rimozione di stralci delle proprie trasmissioni: il diritto di cronaca prevale sul diritto d'autore. Ma la circolazione di informazione e cultura in rete potrebbe rischiare lo stallo
di Guido Scorza - Mediaset chiede la rimozione di stralci delle proprie trasmissioni: il diritto di cronaca prevale sul diritto d'autore. Ma la circolazione di informazione e cultura in rete potrebbe rischiare lo stallo

In un bell’ articolo di ieri su queste stesse colonne Gaia Bottà ha segnalato una notizia sfuggita a molti: il procedimento cautelare promosso da Mediaset contro RCS quale editrice del Corriere.it dinanzi al Tribunale di Milano. Oggetto del contendere una cinquantina di spezzoni tratti dal Grande Fratello 9 utilizzati dal Corriere.it sulle proprie pagine a corredo di altrettanti articoli di cronaca. L’epilogo della vicenda è ormai noto: il Tribunale di Milano ha respinto le domande di Mediaset in relazione alla più parte dei filmati oggetto di contestazione ritenendo che il diritto di cronaca dovesse prevalere su quello d’autore, e le ha accolte con riferimento a soli 4 filmati. La vicenda è, tuttavia, utile per alcune brevi considerazioni sul rapporto tra diritto d’autore e libertà di manifestazione del pensiero nello spazio telematico.

Mediaset all’indomani della decisione del Tribunale di Milano non ha fatto mistero dell’intenzione di promuovere una guerra senza confini contro ogni violazione dei propri diritti di proprietà intellettuale su Internet. Ad un tempo la controversia appena risolta dal Tribunale di Milano mostra come questa guerra senza confini sia destinata ad investire anche il mondo dell’informazione vecchio e nuovo. Il problema, dunque, è esattamente questo: sin dove la legittima tutela dei propri diritti d’autore autorizza il titolare di detti diritti a comprimere l’altrui diritto di cronaca e di critica?

La questione non nasce nell’Era di Internet ma ha assunto, oggi, toni e proporzioni che impongono di affrontarla senza ritardo in modo serio ed equilibrato. La tecnologia digitale, le dinamiche di circolazione dei contenuti in Rete e le nuove modalità di informazione e manifestazione del pensiero peculiari del cyberspazio, infatti, rendono irresistibile la tentazione – ed ad un tempo l’utilità – di utilizzare frammenti dell’altrui opera a corredo di notizie, post, commenti, podcast o, piuttosto, oggetti multimediali a contenuto informativo. Si è entrati – e questo è un dato che non può essere ignorato nell’analisi del fenomeno – in una nuova dimensione mediatica e, più in generale, del mondo dell’informazione.

In tale contesto le posizioni di equilibrio di ieri tra diritto di cronaca e di critica e diritti d’autore vanno rivisitate con urgenza. Il secondo comma dell’ art. 65 L.D.A. alla stregua del quale “La riproduzione o comunicazione al pubblico di opere o materiali protetti utilizzati in occasione di avvenimenti di attualità è consentita ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca e nei limiti dello scopo informativo, sempre che si indichi, salvo caso di impossibilità, la fonte, incluso il nome dell’autore, se riportato” si mostra sufficiente ad individuare con ineludibile chiarezza il criterio sulla cui base quell’equilibrio tra contrapposti diritti ed interessi va ricercato ma non anche a consentire di delineare con puntualità, in tutte le fattispecie che si consumano nello spazio telematico, il punto di equilibrio.

Inutile negare che le iniziative giudiziarie di Mediaset – e più semplicemente l’annuncio di volerne intraprendere – costituiscono un forte disincentivo per chiunque, oggi, voglia fare informazione in Rete – non importa se di tipo professionale o amatoriale – utilizzando qualche frammento di trasmissione andato in onda su questo o quel canale del vecchio Biscione. A ciò si aggiunga che la minaccia dell’esercizio del diritto ed ancor di più l’esercizio del diritto con termini e modalità da ricerca della “punizione esemplare” come di recente accaduto nell’iniziativa giudiziaria nell’ambito della quale Mediaset si è spinta a domandare a YouTube un irrealistico risarcimento da 500 milioni di euro fa sì che solo i soggetti più ricchi e con le spalle più larghe possano accettare il rischio di percorrere i nuovi sentieri dell’informazione in Rete.

Si tratta di uno scenario che occorre scongiurare si concretizzi perché, in caso contrario, avremmo tutti perso una grande occasione e ci ritroveremmo nello spazio di qualche anno davanti al PC in un atteggiamento passivo in tutto e per tutto analogo a quello con il quale sino a ieri sedevamo sul divano davanti alla TV: meri telespettatori.

È proprio questo – mi sembra difficile continuarlo a negare – l’obiettivo perseguito in modo più o meno consapevole dai vecchi padroni dei media: riprodurre nello spazio telematico assetti e dinamiche identiche a quelle che gli hanno consegnato il vecchio mondo dei media e che hanno reso l’informazione di questo Paese tra le meno libere al mondo. Difficile, al riguardo, dimenticarsi che l’Italia, secondo la classifica di RSF, è al 44esimo posto al mondo in termini di libertà dell’informazione, superata da paesi latinoamericani come l’Uruguay, oltre che da Stati africani come la Namibia. Internet rappresenta, probabilmente, la prima grande occasione per consentirci di ribaltare tale classifica, un’occasione che non dobbiamo e non possiamo perdere.

Lo spettro è quello di una censura d’autore o meglio di una censura della libertà di manifestazione del pensiero in nome del diritto d’autore. Non si tratta, ovviamente, di giustificare il furto degli altrui diritti d’autore né di legittimare condotte di tipo parassitario ma, più semplicemente, di rivisitare le c.d. utilizzazioni libere disciplinate nella legge sul diritto d’autore prevedendo, ad esempio, che l’utilizzo di frammenti dell’altrui opera per finalità di cronaca o critica deve considerarsi lecito ogni qualvolta tra detto utilizzo e la diffusione originaria non sussista alcun rapporto concorrenziale.

Non mi si venga a dire, tanto per intenderci, che chi, sfogliando le pagine web del corriere.it – tanto per stare all’ultimo episodio di conflitto tra diritto di cronaca e diritto d’autore – si imbatta in qualche minuto di video contenente immagini provenienti dalla casa del Grande Fratello, veda con ciò soddisfatta la propria curiosità di seguire le vicende degli occupanti di una delle case, in questo momento, più famose d’Italia. Sarebbe auspicabile che il lungo elenco di burocrati e parlamentari che, nelle ultime settimane, hanno ritenuto di occuparsi del problema della violazione dei diritti d’autore in Rete, riflettessero sull’opportunità di farsi carico oltre che di garantire incassi sempre maggiori ai titolari dei diritti anche di assicurare a questo Paese un posizionamento più dignitoso nella prossima classifica sulla libertà di informazione.

Guido Scorza
www.guidoscorza.it
Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione

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Pubblicato il
6 mar 2009
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