Chiti e Giulietti, legislatori olistici?

Chiti e Giulietti, legislatori olistici?

di Massimo Mantellini. La superficialità del provvedimento adottato canta a voce altissima non solo l'approccio scarsamente filosofico dei nostri politici al loro lavoro ma anche i limiti di quanti hanno approvato questa legge
di Massimo Mantellini. La superficialità del provvedimento adottato canta a voce altissima non solo l'approccio scarsamente filosofico dei nostri politici al loro lavoro ma anche i limiti di quanti hanno approvato questa legge


Roma – Esiste un libro bello e divertente di Douglas Adams che parla della necessità di un approccio olistico al mondo che ci circonda (L’investigatore olistico Dirk Gently, Feltrinelli 1996). La nuova legge sull’editoria avrebbe forse avuto bisogno di un approccio simile da parte dei suoi estensori. Alludo alla necessità filosofica di affrontare “il tutto” per comprendere “il particolare” sapendo che esistono migliaia di fili nascosti che legano le cose di questo mondo. Di questi rapporti invisibili gli estensori del disegno di legge in questione sembra ignorassero del tutto l’esistenza. Sono convinto, un po’ scherzando e un po’ no, che molta della bruttezza della legge in questione discenda da questa mancanza.

Provo a spiegarmi meglio. Esisteva da tempo la volontà di estendere al web le facilitazioni economiche già previste dalla legge per i prodotti editoriali. Credo siano nel giusto quanti non vedono intenti censori nella nuova normativa: la voglia di censura (voglia che comunque l’ordine dei giornalisti ha manifestato spesso, ogni qual volta ha chiesto inascoltato di regolarizzare l’informazione sul web) viene sempre dopo quella di portare a casa la pagnotta. Questa di oggi sembra nata come una normalissima legge di adeguamento della normativa per includere un settore – quello della editoria su Internet – nuovo ed ancora non compreso.

Bene, il legislatore olistico (se esiste) sa che aggiungere due righe alla definizione di “prodotto editoriale” (per estendere al web la possibilità di ricevere fondi statali e benefici fiscali) o rivedere o ampliare la definizione del termine, inevitabilmente tirerà alcuni degli invisibili fili che legano le cose di questo mondo. E questa consapevolezza lo obbligherà a preoccuparsi delle conseguenze.

La superficialità del provvedimento adottato canta quindi a voce altissima non solo l’approccio scarsamente filosofico dei nostri politici al loro lavoro (il che sarebbe pretendere troppo) ma anche i limiti di quanti, a vari livelli, hanno commentato, vagliato, discusso e infine approvato una legge che, per uno di quei misteri gloriosi tipicamente italiani, oggi, a pochi giorni dalla sua plebiscitaria approvazione, non piace più quasi a nessuno.

35.000 cittadini isterici (come fra le righe quasi tutti i media schierati per una “corretta e professionale informazione” li hanno definiti) hanno firmato una petizione che ha costretto molti politici ad una presa di posizione in materia, scatenando anche le reazioni di qualche rappresentante del governo come il Sottosegretario Chiti e il relatore della legge in questione il DS Giulietti che, in una totale confusione di ruoli, si sono prestati a interpretare e spiegare con parole e idee loro, una legge della Repubblica.

Le parole scritte e approvate dal Parlamento, sottosegretario Chiti, sono pietre. Quelle e solo quelle. Al confronto, le di lei deduzioni al riguardo (anche quelle pronunciate alla Camera quando afferma che la legge “…non ammette, né potrebbe farlo, interpretazioni differenti da parte di chicchessia rispetto a quella propria delle Camere che l’hanno approvata…”) valgono come chiacchiere al bar in un qualunque dopo-partita. E ‘ questo un piccolo particolare taciutole dai giornalisti di Repubblica (uno dei quotidiani che più correttamente ha seguito tutta la vicenda) che hanno raccolto le sue rassicuranti parole. Almeno fino a quando le impressioni dei nostri politici non faranno giurisprudenza.

Per il resto, la bagarre di questi giorni è servita a celebrare l’apoteosi del deep linking. E perfino del suo contrario. La Internet italiana si è riempita di collegamenti alle pagine di Punto Informatico, Peacelink e Interlex, in un crescendo che nessuna campagna su Internet aveva mai registrato nel nostro paese. E il contenuto olistico del link ha dato segno di sé perfino nella sua estensione “al contrario”.

Nessuno dei siti web editoriali italiani, “costretti” dalle dimensioni assunte dalla protesta a riferire della petizione, ha infatti ritenuto di fornire ai propri lettori un link alle pagine di Punto Informatico, quasi che tale elementare approfondimento ipertestuale fosse una concessione al nemico o peggio un vile atto di collaborazionismo. Il “null linking” dei siti “professionisti” del web non ha raggiunto in ogni caso la comica performance de “Il Nuovo”, quotidiano online del gruppo Ebiscom, che lunedi 9 aprile , quando alla petizione di PI avevano aderito già oltre 14000 persone, scriveva testualmente: ” C’è chi si dice pronto ad organizzare una raccolta di firme per far sentire la propria voce”.

All’anonimo estensore di quel pezzo un corso di filosofia olistica non porterebbe temiamo alcun giovamento. Per lui (come per molti altri fra quanti fanno cattiva informazione professionale in Italia) l’unico filo che unisce al mondo la propria professione è quello del bonifico bancario che li raggiunge a fine mese. Il che, me lo concederete, è una semplificazione filosofica eccessiva anche per un movimento di pensiero in odore di new age.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
21 apr 2001
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