Comcast: la FCC non ci può giudicare

Comcast: la FCC non ci può giudicare

Il provider statunitense che filtra il P2P ricorre in appello contro la decisione della commissione federale sulle comunicazioni. Le autorità non dovrebbero interferire con le sue pratiche di gestione del network
Il provider statunitense che filtra il P2P ricorre in appello contro la decisione della commissione federale sulle comunicazioni. Le autorità non dovrebbero interferire con le sue pratiche di gestione del network

Comcast non la dà vinta a nessuno, è convinta di essere nel giusto e procede dritta per la sua strada fatta di “ragionevole network management” e filtraggio (originariamente) non comunicato ai sottoscrittori delle connessioni. Agli utenti colpiti dal blocco dello scambio di dati sul file sharing Comcast ha già offerto qualche spicciolo per neutralizzare una class action, mentre nei riguardi della Federal Communications Commission il provider si è rivolto alla Corte di Appello del Distretto di Columbia contestando l’autorità esercitata della commissione federale sulla faccenda.

L’opinione di Comcast è nota : l’azienda considera le imposizioni della FCC assolutamente sproporzionate rispetto ai reali poteri della commissione, che si muove su un terreno per cui il Congresso non ha sin qui previsto possibilità di intervento specifiche. Nel 2008, ai tempi della “tirata d’orecchie” da parte di FCC “non c’era semplicemente alcuna legge federale da interpretare, rafforzare o applicare contro Comcast”, sostiene il provider davanti al giudice di appello.

Comcast è naturalmente alla caccia di un completo ribaltamento delle decisioni di FCC e del ripristino di quello che ritiene il suo diritto di gestire la banda che vende agli utenti nel modo che ritiene più opportuno. Ma la FCC controbatte dicendo di aver agito nel pieno rispetto delle regole e che non sussiste necessità alcuna di aggiornare i poteri di mandato ricevuti da Capitol Hill.

“Il Congresso ha fornito all’agenzia una giurisdizione ampia e adattabile così che essa possa tenere testa alle tecnologie di comunicazione in rapida evoluzione” ha ribadito la FCC alla corte, dicendo che “il blocco del traffico clandestinamente applicato da Comcast ha violato le policy federali stabilite dal Congresso” con una gestione del network inefficace per l’obiettivo specifico (la lotta alla congestione della rete sbandierata dal provider come giustificazione al suo operato).

L’eco del caso Comcast vs FCC si è fatta sentire anche al CES 2010, durante una discussione pubblica a cui ha partecipato il presidente della FCC Julius Genachowski. Genachowski non si è espresso direttamente sull’appello di Comcast per mancanza di conoscenza diretta dei documenti – era al CES, quindi non aveva ancora avuto modo di analizzarli – ma ha ribadito l’idea per cui Internet deve essere libera e accessibile a tutti senza gestioni discriminatorie nei confronti di alcuni tipi di informazioni rispetto ad altri, così come la propria volontà di ammodernare la commissione pronta per le problematiche del 21esimo secolo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
11 gen 2010
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