Contrappunti/ Il? Popolo? Della? Rete?

Contrappunti/ Il? Popolo? Della? Rete?

di Massimo Mantellini - Chi utilizza questa espressione? Oggi sono due grandi gruppi di persone: chi non sa di cosa parla e chi cerca nuove modalità per sfruttare l'utenza Internet sotto il profilo commerciale
di Massimo Mantellini - Chi utilizza questa espressione? Oggi sono due grandi gruppi di persone: chi non sa di cosa parla e chi cerca nuove modalità per sfruttare l'utenza Internet sotto il profilo commerciale

Ma chi sarebbe poi “il popolo della rete”? È un’espressione che sentiamo citare spesso ultimamente, interessante per diverse ragioni, la principale delle quali è che si tratta di una entità che probabilmente non esiste. Non più perlomeno, visto che la penetrazione della rete anche in Italia inizia a comprendere buona parte della società civile.

Forse “popolo della rete” poteva significare qualcosa qualche anno fa, quando l’accesso ad Internet era più chiaramente delineato per interessi, cultura e censo. L’uso alla rete era limitato ad una Italia prevalentemente maschile, di istruzione medio superiore, abitante nel nord del paese, con qualche frequentazione delle lingue e degli strumenti informatici. Un segmento della popolazione splendidamente ininfluente, allora, nelle beghe quotidiane del paese e assai poco utilizzabile per fini di propaganda o di mass marketing.

Oggi, se ci fate caso, l’espressione “popolo della rete” la si ritrova invece nelle parole di due grandi gruppi di persone: quelli che pronunciandola citano un pianeta sconosciuto, anche se pericoloso ed affascinante (per esempio i politici quando nei loro discorsi parlano di innovazione tecnologica) e quelli che nelle loro frasi immaginano uno sfruttamento qualsiasi di Internet, identificando i navigatori della rete Italiana come loro prossimi obiettivi.

Politicamente parlando il “popolo della rete” diventa utile nel momento in cui si avvicina la scadenza elettorale. Nei prossimi giorni fioriranno come primule gli incipit in tal senso dei rappresentati di ogni schieramento politico. Con una qualche frequenza il tormentone di Pierferdinando Casini che tipicamente inizia i suoi sermoni con la frase “I cittadini ci chiedono..” sarà sostituito, nei discorsi dei politici più attenti al vento che tira, da “Il popolo della rete ci chiede…”. Ogni partito politico dedicherà almeno un accenno del proprio programma elettorale alla rete Internet e se il “popolo della rete” davvero esistesse, potrebbe facilmente osservare come le speranze e i progetti per Internet dei partiti italiani siano stati in questi anni tutti variamente espressi ma comunque uniformemente disattesi.

Il popolo della rete si manifesta poi negli S.O.S. che dalla rete partono verso i politici. Il Partito Pirata per esempio (mai nome fu più sfortunato), insieme ad alcune altre associazioni di rete ha emesso un comunicato dal titolo “Se volete il nostro voto” nel quale promette il sostegno dei propri associati a qualsiasi partito che tenga conto di una (lunga) lista di priorità digitali che vanno dalla privacy alla revisione del copyright, dalla riforma dei marchi al diritto di accesso alla rete. Per fortuna l’elenco è talmente lungo, ampio e particolareggiato che nessun candidato di nessun partito si sognerà mai di appoggiarlo interamente. D’altro canto, sarebbe curioso indagare quale sia l’entità numerica dei sostenitori del Partito Pirata in grado di stravolgere gli equilibri del prossimo parlamento in nome della libertà della rete e soprattutto come mai costoro siano disposti a votare per Storace (per fare un esempio) se “La Destra” decidesse di appoggiare la neutralità della rete ed un’altra decina di illuminate proposte.

Ingenuità chiama ingenuità e molti blogger (me compreso) si sono nei giorni scorsi dichiarati favorevoli ad un appello di Marco Montemagno che chiedeva pubblicamente alla politica italiana di esprimere cosa intenda fare per Internet nella prossima legislatura. Benedetti figli, sembriamo non imparare mai l’inutilità di simili domande. Capace poi che qualche politico ci risponda davvero, magari subito dopo aver compilato una accorata lettera di appoggio per i panettieri abruzzesi stroncati dalla grande distribuzione.

Del resto se da un lato è vero che la politica delle reti e tutte le tematiche che avvolgono strettamente Internet, la libertà di espressione e l’accesso alle informazioni per alcuni di noi hanno un indubbio valore in sé, indipendentemente da chi sia il soggetto politico che le cavalca, è al contempo piuttosto aleatorio immaginare che il criterio di scelta che avvicina il voto dei singoli individui a tematiche particolari che stanno loro a cuore possa prescindere da tutto il resto. Se il popolo della rete esistesse forse sarebbe così ma, poiché non esiste, ogni cittadino valuta l’impegno per lo sviluppo tecnologico di questo o quello schieramento all’interno di un personale osservatorio fatto anche di molti altri punti. Come è normale che sia.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
25 feb 2008
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