Copyright/ Violazione virtuale, denuncia reale

Copyright/ Violazione virtuale, denuncia reale

Un noto industriale del metamondo ha sporto denuncia presso un tribunale ordinario per violazione di copyright. Vuole che il tribunale sveli chi si cela dietro un avatar che considera truffaldino
Un noto industriale del metamondo ha sporto denuncia presso un tribunale ordinario per violazione di copyright. Vuole che il tribunale sveli chi si cela dietro un avatar che considera truffaldino

Nel metamondo di Second Life, Stroker Serpentine, al secolo Kevin Alderman, è citato da Business Week come uno degli imprenditori più quotati: si definisce un “mastro Geppetto dell’erotismo” per il successo ottenuto dai giocattoli erotici per avatar prodotti dalla sua azienda; ha edificato e venduto su eBay Amsterdam , l’isola dei balocchi di pixel, per 50mila dollari. E si erge ad agguerrito difensore del diritto d’autore : il suo diritto, quello che rivendica su un giocattolo erotico venduto nel metamondo, e che sarebbe stato violato da un avatar al quale, per ora, non è associabile alcun “nome reale”.

È Second Life Reuters a segnalare che, presso la corte distrettuale di Tampa, in Florida, Kevin Alderman ha sporto denuncia contro ignoti , in vista di una richiesta di subpoena . Con quella, Alderman spera di poter conoscere quale sia il nome reale dell’avatar noto come Volkov Catteneo o Aaron Long.

Oggetto del contendere, due differenti versioni del SexGen Platinum , un gadget formato letto, generatore di atti sessuali fra avatar . Questo trastullo per soli avatar adulti ha contribuito a fare la fortuna di Alderman-Serpentine. Migliaia di pezzi venduti, per 12mila Linden dollari ciascuno, poco più di trenta euro. Un no-copy object , un oggetto di pixel animato da script che non può essere replicato. Ma dal mese di aprile l’ avatar Volkov Catteneo ha iniziato a venderne una versione contraffatta a prezzi stracciati, un terzo rispetto al costo del prodotto originale.

Alderman, contattato da GigaOm , rivela che la questione si trascina da tempo e che, prima del tribunale, nulla è rimasto intentato: in primo luogo, per tutelarsi, Stroker Serpentine ha affrontato direttamente il responsabile della contraffazione, intimandogli di desistere dal suo comportamento. La comunità di Second Life lo ha accusato di atti intimidatori. Nelle vesti di utente di Second Life, come indicato nelle condizioni del contratto, ha allora segnalato l’accaduto a Linden Lab, senza però sortire risultati soddisfacenti.

Alderman, quindi, previa registrazione dell’oggetto virtuale presso il Copyright Office, ha contattato un avvocato per affidarsi alla giustizia ordinaria e appellarsi al controverso Digital Millennium Copyight Act. Alderman non intende rovinare chi si cela dietro Volkov Catteneo, ma semplicemente proteggere le sue rendite anche in vista del futuro: per questo pretende un processo e un risarcimento pari al triplo del guadagni ottenuti da Catteneo. In pratica, rivendica il corrispettivo delle mancate vendite , vendite che si calcola siano state “sottratte” da Catteneo attraverso l’immissione sul mercato dei prodotti “contraffatti”.

Il legale ha dichiarato di voler identificare ad ogni costo Volkov Catteneo: per questo motivo richiederà la subpoena a chiunque possa detenere informazioni a riguardo, da Linden Lab a PayPal. Ma Catteneo, rintracciato da Reuters, sfida la controparte: non è un noob , non è un novellino, e ha fornito generalità false in occasione di ogni registrazione.

Alderman confida nel suo avvocato: “Linden Lab non potrà cercare cavilli nelle condizioni di utilizzo del servizio (come pare stia accadendo nel caso dell’immobiliarista virtuale Marc Bragg , ndr), né potrà tentare di agire come mediatore, cercando un accordo fra le parti”, ha dichiarato l’imprenditore a Second Life Herald , convinto che la questione si possa risolvere solo nel mondo reale, di fronte ad un giudice reale. Del resto Linden Lab, demiurgo di Second Life, ha sempre incoraggiato gli utenti a riversare la loro creatività in oggetti e servizi con cui popolare il metamondo, riservando loro, anche nel mondo reale, i diritti di proprietà intellettuale sul codice che anima questi asset.

Le dinamiche imprenditoriali di v-business che innervano Second Life ricalcano sempre più quelle che agiscono nel più concreto quotidiano; lo studio legale a cui Alderman si è rivolto pare specializzato in casi di proprietà intellettuale, anche declinati nell’ambito dei mondi virtuali. I tribunali sembrano doversi rassegnare a trattare con l’immateriale che assume forme di oggetti di pixel depositati su server, ad imparare a districarsi fra le labirintiche condizioni di utilizzo che disciplinano i metamondi, per interpretarle alla luce delle leggi ordinarie.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
5 lug 2007
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