Mentre le cancellerie e i governi di mezzo mondo si danno addosso sullo scandalo Datagate e le responsabilità degli uni verso gli altri, Edward Snowden torna al centro della scena con un paio di comunicazioni apparentemente vergate di suo pugno.
Nella prima comunicazione diffusa da Wikileaks , l’ex-analista della CIA trasformatosi in nemico numero uno degli USA accusa il suo paese e il suo presidente di violazione dei diritti umani: gli States hanno fatto approvare il diritto all’asilo come diritto fondamentale nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dice Snowden, e ora l’amministrazione Obama ha revocato il suo passaporto trasformando la cittadinanza in un’arma da usare contro di lui.
“L’amministrazione Obama non ha paura delle talpe come me, Bradley Manning o Thomas Drake”, conclude Snowden, bensì dei liberi cittadini quando sono “informati”, arrabbiati e chiedono il rispetto della Costituzione al governo che hanno eletto.
Snowden conferma di essere deciso ad andare avanti rilasciando nuovi documenti scottanti sulle attività di spionaggio della NSA e delle altre agenzie dell’intelligence statunitense, mentre nella seconda comunicazione – pubblicata dal Guardian – ringrazia il presidente Rafael Correa per la presa di posizione in sua difesa.
Ma Correa si è a quanto pare già allineato ai desideri degli USA – partner commerciale di primaria importanza per l’Ecuador – e dice di aver aiutato Snowden solo per errore : la posizione della talpa del Datagate si complica, e la sua speranza è che uno dei 15 paesi a cui ha chiesto asilo (Germania e Italia incluse) risponda positivamente alla chiamata.
Su Snowden è già stato realizzato un “insta-video” che drammatizza le vicende del Datagate durante il suo passaggio a Hong Kong, mentre i tentativi diplomatici di riavvicinamento tra USA ed Europa devono fare i conti con le reciproche accuse di spionaggio e le minacce francesi gonfie di parole ma poco di sostanza.
Alfonso Maruccia