DECE, quando il DRM è uno zoo safari

DECE, quando il DRM è uno zoo safari

Infinità di dispositivi da acquistare, con cui autenticarsi e fruire di contenuti. I colossi dell'intrattenimento annunciano un sistema DRM universale. Così universale che promette di non far sentire utenti e contenuti in cattività
Infinità di dispositivi da acquistare, con cui autenticarsi e fruire di contenuti. I colossi dell'intrattenimento annunciano un sistema DRM universale. Così universale che promette di non far sentire utenti e contenuti in cattività

Sono venuti allo scoperto: industria dei contenuti, produttori di hardware, fornitori di connettività hanno ufficialmente siglato un’alleanza per creare un mercato e un ecosistema nel quale la platea e i prodotti audiovisivi digitali potranno fluire liberi come in uno zoo safari. Gli utenti potranno fruire dei contenuti acquistati come meglio credono: potranno trasferirli e riscaricarli, potranno intrattenersi con i film mediante i dispositivi più diversi, guinzagli per contenuti digitali certificati dal bollino di Digital Entertainment Content Ecosystem (DECE).

Questo è il nome con il quale si identifica il dispiegamento di forze di cui si era udita la prima eco nelle scorse settimane. Le indiscrezioni emerse tratteggiavano l’intento di Hollywood di cooperare con l’industria dell’hardware in un progetto provvisoriamente denominato Open Market , nel quadro del quale si sarebbe lavorato ad un sistema DRM sostanzialmente universale: l’utente – si deduceva dalle anticipazioni circolate – avrebbe potuto fruire dei contenuti acquistati solo su un ventaglio ristretto di dispositivi personali capaci di identificare l’utente e associarvi la licenza per utilizzare il contenuto.

Ora, con la comunicazione ufficiale dell’iniziativa, non tutti i dubbi sono stati fugati. Si è saputo che Sony, impegnata nello sviluppo di sistemi di gestione dei contenuti digitali stigmatizzati da più parti, sta lavorando al progetto da 6 anni, “adattando costantemente la formulazione dell’iniziativa per fare in modo che si adattasse alle ultime tecnologie” e raccogliendo adesioni dal 2006. Si è saputo che DECE “indirizzerà il consumatore nella crescente confusione relativa all’acquisto, al download e alla fruizione dei contenuti digitali offerti da diversi servizi lavorando ad una esperienza mediatica semplice e uniforme”. L’idea, così la definiscono i promotori, è quella di ricalcare il modello basato su CD e DVD , che è possibile “comprare una volta e fruire ovunque”. La libertà garantita dall’unico acquisto e dalla fruizione ubiqua sarà un modello applicabile entro i confini dell’ecosistema personale DECE .

Gli esponenti dell’alleanza spiegano che si tracceranno delle specifiche da applicare ai prodotti e ai servizi mediante i quali l’utente possa fruire dei contenuti acquistati. Specifiche che, chiosano da DECE, “definiranno come i consumatori possano godere dei contenuti che acquistano su un assortimento di device”. Da DECE prevedono che l’utente sarà libero di fare infinite copie dei propri contenuti da fruire sui dispositivi di suo possesso, e che verrà stabilito anche come i consumatori possano intrattenersi con i contenuti acquistati ma che non sono archiviati nello specifico dispositivo: è possibile che si creino dei canali di fruizione come lo streaming dalla rete .

Non ci si potrà muovere dunque in un ambiente aperto, ma nella simulazione di un ambiente aperto nel quale l’utente possa vivere la propria esperienza mediatica: la simulazione sarà basata sui grandi spazi, sul numero e sulla influenza dei player coinvolti, su una schiera di attori capace di coprire tutta la catena del valore di un prodotto audiovisivo. L’elenco comprende colossi dell’elettronica di consumo come Philips, Sony e Toshiba, colossi dell’intrattenimento quali Fox Entertainment, Warner Bros., NBC Universal e Paramount Pictures, provider come Comcast, che poco si curano di una rete neutrale, nomi di rilievo come HP, Cisco e Verisign, e come Intel e Microsoft che vantano un’esperienza pregressa con sistemi DRM, l’una con le tecnologie integrate in ViiV , l’altra con PlaysForSure . Anche RIAA ha dichiarato la propria adesione. “Assemblando questi attori in un unico progetto orientato alla gestione dei diritti – ha spiegato il CTO di Sony Mitch Singer, a capo del progetto – crediamo di poter sviluppare e distribuire al consumatore un prodotto migliore di un prodotto libero”.

Grande assente, osservano in molti , Apple, che già consente agli utenti di scegliere se chiudere i contenuti nel sistema DRM proprietario FairPlay o liberarsi di qualsiasi lucchetto acquistando brani DRM free. Ma Singer non dispera: nonostante sia pronto ad accogliere Cupertino a braccia aperte, dichiara non essere sicuro che l’assenza di Apple sia un fattore di insuccesso: “Apple è un ottimo ecosistema che continuerà a vendere contenuti. Noi ci stiamo però concentrando su un differente tipo di consumatore che davvero desidera maggiori possibilità di scegliere”.

I promotori di DECE ancora non si sono lasciati sfuggire alcun riferimento relativo alla compatibilità dell’ecosistema con i contenuti digitali scaturiti da copie, con i contenuti acquistati prima dell’avvento delle specifiche, con i contenuti prodotti e distribuiti da attori diversi da quelli che partecipano al consorzio. Nonostante i tempi siano prematuri, c’è chi scaglia critiche senza appello ai sistemi DRM proprietari e condanna DECE al fallimento in cui si sono arenati imponenti progetti come Secure Digital Music Initiative . Ma l’iniziativa capitanata da Sony confida nella coesione della schiera dei propri esponenti e nella capacità di farsi apprezzare con richiami nostalgici dai consumatori confusi: “Offrendo con i contenuti digitali lo stesso livello di immediatezza e di piacevolezza d’uso che oggi i consumatori sperimentano con i media fisici, DECE crede di poter garantire un reale valore ai contenuti digitali”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
17 set 2008
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