E-commerce, la caduta di Living.com

E-commerce, la caduta di Living.com

Ha chiuso i battenti quello che era considerato il migliore sito di e-commerce nel settore dell' arredamento e di forniture per la casa
Ha chiuso i battenti quello che era considerato il migliore sito di e-commerce nel settore dell' arredamento e di forniture per la casa


Web – Non più di un anno fa, proprio nel mezzo del boom del free-net italiano, alcuni saggi della Rete iniziarono a sostenere che ci sarebbe stata una drastica riduzione dei siti di e-commerce nel giro di pochi anni. Per mesi i fatti sembrarono dar loro torto, ma ora, nel periodo che possiamo definire post-boom, le cose iniziano a prendere una piega diversa e cominciano a succedere episodi inaspettati.

Il 15 agosto 2000 il migliore negozio on-line al mondo di arredamento e di forniture per la casa, living.com, ha ufficialmente dichiarato il fallimento per bancarotta ed ha licenziato i suoi 275 dipendenti.

Sulle sue pagine appare la nota (o meglio l’epitaffio) del CEO di living.com che recita: “Nonostante il grande impegno dei dipendenti e la fedeltà dei nostri clienti, la recente depressione economica ha sostanzialmente indebolito la nostra capacità di incrementare il capitale e dopo aver esaurito ogni alternativa possibile, non c’è stata altra scelta che chiudere il negozio”.

Chi ha visitato living.com quasi sicuramente ricorderà il suo stile, la sua grafica pulita, l’ottima interfaccia di navigazione, insomma era oggettivamente un autentico gioiello, da prendere come esempio per l’innata capacità di coinvolgere l’utente e di invogliare all’acquisto dei suoi prodotti.

Recentemente il sito era anche stato proclamato da Gomez.com , punto di riferimento per i siti di e-commerce, come Best Online Home Furniture e Best Online Home Furnishings Store nel suo “2000 Internet Scorecard”.

Il negozio on-line vendeva diversi generi di prodotti per la casa, dagli arredamenti agli strumenti da cucina, dai mobili ai prodotti da giardinaggio, ed i maggiori investitori erano la famiglia Busey, Benchmark Capital e Amazon.com (con il 18%).

Se per Boo.com sono stati indicati tra i maggiori colpevoli del fallimento gli sprechi miliardari e l’interfaccia poco intuitiva, per living.com è difficile trovare i responsabili dell’insuccesso.

Viene da chiedersi se non sia il business stesso, quello dell’arredamento, a essere di difficile attuazione sulla Rete visto che il diretto concorrente di living.com, Furniture.com , recentemente aveva avuto grossi problemi economici ed era stato salvato dalla bancarotta solo grazie ad una nuova iniezione di capitale.

Negli Usa, paese con un net-background molto più elevato rispetto al nostro, iniziano ad essere numerosi gli insuccessi delle Internet company: dobbiamo aspettarci una cosa simile anche in Italia? E’ sufficiente costruire un brand dal nulla e creare una comunità di utenti per ottenere dei ricavi?

Per quanto se ne parli, la new economy non si differenzia molto dalla old economy: entrambi hanno come base la necessità di produrre guadagni. E ‘ davvero così importante raccogliere miriadi di nominativi, di indirizzi e-mail e formare comunità virtuali se poi le persone che vi partecipano non acquistano?

Un sito di e-commerce di norma ha un esigenza ben precisa: quella di vendere. E se questo non avviene arriva il momento in cui nonostante l’ottimo sito, i premi vinti, i complimenti dei visitatori e le incoraggianti statistiche di accesso si va incontro al fallimento. Proprio come accaduto al fantastico living.com!

Maurizio Benzi
www.e-conomy.it , la comunità virtuale sull’e-business

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Pubblicato il
29 ago 2000
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