Facebook, la ricetta per testare gli smartphone nei CED

Facebook, la ricetta per testare gli smartphone nei CED

Il social network svela i segreti dei suoi apparati di prova del codice mobile sui tanti modelli di smartphone presenti sul mercato, un setup complesso e ottimizzato che diventerà presto open source
Il social network svela i segreti dei suoi apparati di prova del codice mobile sui tanti modelli di smartphone presenti sul mercato, un setup complesso e ottimizzato che diventerà presto open source

Facebook ha adottato il suo data center di Prineville, nell’Oregon, per effettuare il test delle nuove app mobile sugli smartphone di ogni marca e modello, un sistema estremamente ottimizzato che permette alla corporation di avere un quadro abbastanza fedele di come il codice si comporterà una volta arrivato nelle mani degli utenti finali.

Il risultato delle sperimentazioni di Facebook è un design di rack custom capace di contenere 32 diversi modelli di smartphone , per un totale di 60 diversi rack ciascuno servito da un segnale Wi-Fi individuale e opportunamente schermato per evitare disturbi al rack successivo.

Stando a quanto sostiene l’ingegnere di prodotto Antoine Reversat, i modelli di smartphone da testare vengono selezionati per rappresentare uno scenario globale che include sia prodotti di fascia alta – con caratteristiche hardware ovviamente adeguate – che terminali con meno pretese generalmente indirizzati ai mercati in via di sviluppo o comunque meno ricchi.

Per quanto riguarda la configurazione di test, Facebook impiega un tool chiamato Chef con diverse “ricette” in grado di gestire in maniera coerente gli smartphone durante le prove; sui terminali iOS le app vengono installate, provate e disinstallate grazie a una connessione a otto Mac Mini, mentre per Android vengono impiegati quattro server OCP Leopard per ogni rack.

Per quanto riguarda il futuro, Reversat dice di aver in programma il raddoppio (da 32 a 64) degli smartphone contenuti per singolo rack, una sfida che pone difficoltà sul fronte dell’isolamento del segnale WiFi e non solo. Prima o poi anche la configurazione dell’hardware diverrà di pubblico dominio , promette Reversat, com’è d’altronde costume per gran parte dei progetti CED ideati da Facebook in questi anni.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
8 ago 2016
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