Facebook, nuovi standard per la monetizzazione

Facebook, nuovi standard per la monetizzazione

Garantendo che la piattaforma sia "pulita" e che i messaggi pubblicitari non siano associati a contenuti politicamente scorretti, osceni o violenti, Facebook mira ad aumentare le vendite di pubblicità e a sedare alcune voci che l'accusano di gonfiare i dati dell'advertising
Garantendo che la piattaforma sia "pulita" e che i messaggi pubblicitari non siano associati a contenuti politicamente scorretti, osceni o violenti, Facebook mira ad aumentare le vendite di pubblicità e a sedare alcune voci che l'accusano di gonfiare i dati dell'advertising

Facebook ha rivisto le regole e stabilito nuovi e più stringenti standard a cui gli editori che usufruiscono dei servizi di monetizzazione dovranno attenersi . Nella pagina Web dedicata, l’azienda cita l’ovvia necessità di rispettare i termini di utilizzo e gli standard della comunità , ma specifica anche che non tutti i contenuti possono essere pubblicati per generare profitto ; essi devono infatti rispettare specifici requisiti per l’ eleggibilità alla monetizzazione . In merito viene specificato che: “Facebook utilizza metodi di esecuzione automatica e manuale per determinare se il contenuto è idoneo alla monetizzazione. Faremo del nostro meglio per considerare il contesto e lo scopo, inclusi contenuti educativi o comici. Facebook si riserva inoltre il diritto di non mostrare gli annunci a nostra discrezione, anche da determinati inserzionisti o in determinati formati”.

Facebook

Tra le violazioni che comportano il blocco dei servizi o dell’eleggibilità alla monetizzazione si trovano rappresentazioni di:

  • Bambini in contesti non appropriati (scene violente, sfondo sessuale)
  • Tragedie e conflitti (scene reali tragiche con incidenti, morte ecc.)
  • Dibattiti su problemi sociali (temi relativi a minoranze e loro disparità)
  • Contenuto violento (atti di violenza ai danni di persone e animali)
  • Contenuti per adulti (pornografia)
  • Attività proibite (contenuti che incentivino l’uso di prodotti illeciti o l’assunzione di comportamenti non consentiti)
  • Contenuti espliciti (sangue, procedure mediche ecc. con l’intento di shockare)
  • Uso di droghe o alcol (contenuti che incentivano l’uso di sostanze proibite o rischiose)
  • Linguaggio inappropriato (offese)

In buona parte dei casi si tratta di contenuti banditi in maniera assoluta dal perimetro della piattaforma di Facebook, seppur con alcune sfumature in questo caso maggiori. Il primo “impedimento pubblicitario”, ad esempio, esclude anche video di bambini rappresentati in contesti satirici o comici che potrebbero urtare la sensibilità. Sul tema delle tragedie, come ad esempio i disastri naturali, si cita espressamente la loro violazione degli standard per ospitare pubblicità anche qualora il loro scopo fosse educativo. Sui contenuti violenti si escludono rappresentazioni eccessivamente lunghe, anche tratte da videogame. Va da sé che buona parte delle indicazioni si prestano alla nuova funzionalità Watch con cui Facebook prende le vesti di YouTube offrendo contenuti video coprodotti o pubblicati da privati.

Insomma, in tutti questi esempi si evince che Facebook abbia voluto porre l’asticella del senso di fiducia (ancora una volta per gli inserzionisti) molto in alto . È la stessa Carolyn Everson, VP Global Marketing Solutions, a chiarire che “Facebook prende molto seriamente la responsabilità di guadagnare e mantenere la fiducia dei partner inserzionisti – e di dare loro la fiducia necessaria per investire nell’azienda. Questo è fondamentale per il loro successo e per quello dell’azienda”. E con lo stesso intento è stato annunciato che nei prossimi mesi chi acquisterà pubblicità su Facebook verrà deliziato da report post campagna a dimostrazione della bontà del mezzo e degli spazi in cui la pubblicità è apparsa.

Per alcuni, però, è un tentativo di giustificare l’aumento dei costi di advertising e per far passare in secondo piano il tema dei dati gonfiati . Critiche a cui Facebook risponde con la rassicurazione che sono accettate analisi dei dati delle campagne anche mediante strumenti di terzi , di aver chiesto di essere accreditata presso il Media Rating Council, una no profit indipendente che si occupa di misurazione dell’audience online. E in aggiunta, di collaborare già con 28 partner tecnologici per l’analisi e la fornitura di dati quanto più accurati.

Advertising a parte, l’azienda sa bene che deve garantire la massima sicurezza e protezione nei confronti dei suoi utenti , vero cuore del business. E lo fa in questo caso attraverso sofisticati meccanismi di moderazione volti ad intercettare qualsiasi tipo di messaggio e contenuto che inciti all’odio o che esca dai binari del lecito. Dinanzi ai 2 miliardi di utenti mensili, Facebook si è già assunta nuove responsabilità con gli utilizzatori della piattaforma (e più di recente con gli inserzionisti). E in nessun caso è disposta a ridurre l’attenzione su certe tematiche, che comporterebbe una perdita di credibilità e una fuga degli inserzionisti.

Mirko Zago

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Pubblicato il
15 set 2017
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