FTC, uno sceriffo per i blogger prezzolati

FTC, uno sceriffo per i blogger prezzolati

Si avvicina il giorno del giudizio. L'autorità statunitense vigilerà sui post venduti al marketing
Si avvicina il giorno del giudizio. L'autorità statunitense vigilerà sui post venduti al marketing

Un pugno calerà sulla blogosfera per mettere ordine in quello che tuttora sembra un caos selvaggio. Non si tratta di uno sceriffo da film western, ma della Federal Trade Commission (FTC) statunitense che ha annunciato un piano ben preciso contro i blogger prezzolati. Ovvero quelli che scrivono articoli e recensioni di prodotti dopo aver ricevuto denaro o regali di varia natura. Ovviamente, senza dichiararlo esplicitamente .

“Se ci si aggira in un negozio, quello che appare evidente è che un commesso è un commesso. – spiega ad Associated Press Rich Cleland, vicedirettore della divisione pubblicità al FTC – Online, invece, è diverso. Un articolo si può spacciare per indipendente e poi avere degli interessi economici dietro le quinte. E questa è una cosa che il consumatore deve conoscere”. In altre parole, bisogna fare qualcosa per un fenomeno in ascesa che mina dal basso (e a suon di dobloni) la natura più libera e neutrale della rete.

È proprio per questo che la FTC ha deciso di pianificare un pacchetto di linee guida da mettere in moto, con opportuni aggiustamenti e modifiche, entro l’estate. Un modo per regolamentare i rapporti più oscuri tra cittadini del web ed aziende che spingono verso contenuti pilotati. Seguire l’attività dei blog per garantire trasparenza a difesa dei lettori, eventualmente sanzionandoli con un obbligo di risarcimento. Evitare, dunque, regali come gli iPod donati da NVIDIA o i 90 notebook Acer spediti da Microsoft qualche anno fa.

Le misure dell’autorità statunitense placheranno, forse, le polemiche emerse negli ultimi anni intorno ad un modo alternativo trovato dai blogger per fare soldi con il proprio spazio online. Ad esempio, quella scatenata da uno scoop pubblicato dal New York Times che denunciava pagamenti da parte della catena Wal-Mart verso una decina di blogger. Obiettivo: proporre ai lettori conenuti ed opinioni “personali” per mascherare una pubblicità vera e propria. O, ancora, quella accaduta nel 2006 che vide protagonista il servizio PayPerPost e le sue tecniche di product placement all’interno di articoli presumibilmente indipendenti.

Sono due casi testimoni di un meccanismo che è diventato molto ben oliato nei meandri del web. Recentemente , il Wall Street Journal ha dichiarato che sarebbero oltre 450mila i cittadini statunitensi che hanno trasformato un blog personale in una vera fonte di reddito. Ma la piattaforma pubblicitaria di Google AdSense non sembra sufficiente. Potrebbero esserlo, invece, computer gratuiti, viaggi in Europa, buoni d’acquisto di 500 dollari e addirittura migliaia di dollari per un post di 200 parole.

La FTC vorrebbe mettere fine a tutto questo, con il primo monitoraggio in assoluto sulla blogosfera. Controlli che hanno suscitato qualche perplessità da parte di quei blogger che non attingono alle tasche del marketing, ma potrebbero trovarsi nella condizione di scrivere qualcosa su un prodotto eticamente sperimentato. Quindi qualcuno che decide di esprimere nettamente le sue preferenze in tema di amplificatori o cibo per gatti. Non colpirà loro il pugno dello sceriffo, ma il suo occhio sarà sempre vigile.

Mauro Vecchio

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
24 giu 2009
Link copiato negli appunti