Google: Android non è un router

Google: Android non è un router

Al googlefonino non è concesso il tethering, vale a dire fare da collegamento tra un computer e la Rete. Questione di accordi coi provider, pare. Tra le polemiche fanno capolino RIM e Microsoft, coi loro marketplace
Al googlefonino non è concesso il tethering, vale a dire fare da collegamento tra un computer e la Rete. Questione di accordi coi provider, pare. Tra le polemiche fanno capolino RIM e Microsoft, coi loro marketplace

Roma – Android? Tutt’altro che open: è questo il pensiero di un team di sviluppatori che si son visti rigettare un’applicazione dedicata al tethering sviluppata per l’OS di Google e regolarmente inserita nell’Android Market. Secondo Google l’applicazione violerebbe il Developer Distribution Agreement : è questo il motivo per cui è stata rimossa. Andando a scandagliare più a fondo, il ruolo del cattivo sembrerebbe essere giocato da T-Mobile, primo carrier ufficiale di Android, che non vede di buon occhio chiunque abbia una vocazione da router. La notizia ha scatenato pesanti polemiche tra gli utenti, indignati dalla poca flessibilità dimostrata da Google. Nel mentre, RIM e Microsoft svelano i loro marketplace dedicati alle applicazioni, nuovi di zecca seppur con quel retrogusto di già visto.

L’applicazione Andorid rimossa in questione, denominata WiFi Tether for Root Users , permette di trasformare i dispositivi in dei veri e propri router WiFi utili a girare connettività su altri apparecchi, come ad esempio notebook e palmari. Dopo essere stata inserita correttamente nell’apposito spazio riservato da Google, l’Android Market, l’applicazione è stata rimossa. La motivazione fornita da Google è ben precisa: “Gli accordi di distribuzione stipulati con i produttori dei dispositivi e i provider autorizzati possono prevedere la rimozione involontaria di prodotti che violino le condizioni concordate al momento dell’accordo”. Il che equivale a dire che dal momento che la rete di T-Mobile impedisce, così come proclamato dal provider stesso, il tethering, le applicazioni ad esso dedicate generano un conflitto di interessi che può essere risolto solo eliminando la stessa.

Va comunque specificato che non tutti i provider di telefonia mobile vedono di cattivo occhio il tethering: Vodafone, ad esempio, sembrerebbe lavorare per un supporto completo, anche se pensato più per iPhone che per Android. Ciò che più si lamenta in queste ore è che il comportamento di Google abbia de facto privato molti utenti affiliati ad altri gestori della possibilità di usufruire di un servizio simile. Inoltre, nonostante siano in molti gli utenti a far notare che l’applicazione è disponibile al download su altri canali, reperirla altrove potrebbe essere del tutto inutile: già da tempo Google ha confermato di detenere il potere di insinuarsi in qualsiasi dispositivo androide per cancellare applicazioni non gradite o non in linea con gli accordi fatti con terze parti. In tal senso, se le decisioni di Google non verranno rettificate, si potrebbe assistere ad una vera e propria caccia all’applicazione.

Come già detto, la notizia ha in breve tempo suscitato polemiche e malcontento tra gli utenti, che in alcuni casi iniziano a considerare meno open di quanto annunciato il sistema operativo di BigG. Sicuramente il più deluso è Seth Lemons, uno degli sviluppatori dell’app epurata da Android: per lui e per i suoi soci il rammarico è doppio, poiché insieme all’applicazione per il tethering via WiFi sarebbe stata bannato un altro software gemello dedicato alla connettività Bluetooth. “Con il tethering via WiFi la connettività deriva per forza di cose dalla rete mobile – spiega – mentre con il tethering via Bluetooth è possibile connettere il telefono ad un router wireless e garantire la banda ad un notebook privo di ricevitore wireless ma dotato di connettività Bluetooth. Il tutto, senza utilizzare la rete del provider telefonico”. In questo caso il dispositivo funge da ponte, smistando la connettività dal router al dispositivo terzo. Per il momento Google non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale in merito, quindi non è possibile sapere se e quando l’applicazione verrà riammessa sull’Android Market per tutti gli altri utenti che potrebbero usufruirne liberamente, senza causare preoccupanti stati di insonnia per i loro provider.

Sempre in tema di store online per applicazioni, aumentano le insidie portate dalla concorrenza: su tutti avanzano RIM e Microsoft. L’azienda canadese ha da poco reso disponibile il suo App World al download per la serie Blackberry. Il sistema, che vanta un non meglio precisato numero di migliaia di applicazioni già pronte, divise per categorie sia tematiche che di prezzo. Requisiti necessari per poter usufruire dei servizi offerti dallo store sono OS 4.2 o superiore, dispositivi dotati di trackball o touch screen nonché un account PayPal. Purtroppo, al momento l’applicazione è disponibile solo per gli utenti di USA, Canada e Regno Unito, ma non per tutti i vari provider.

In attesa di una data di rilascio ufficiale, Microsoft ha invece svelato nuovi dettagli del suo Marketplace, annunciato agli inizi del 2009. Il negozio virtuale, che vanta già 20mila applicazioni esistenti per Windows Mobile, si avvarrà di collaborazioni illustri che porteranno sulla piattaforma mobile ulteriori contenuti. Per quanto riguarda il rapporto con gli sviluppatori, l’azienda di Redmond avrebbe effettuato un cambio di rotta rispetto alle direttive ufficiali: in materia di update, sino all’annuncio fatto nelle scorse ore dall’azienda, gli sviluppatori avevano la possibilità di fornire cinque upgrade su scala annuale, ognuno dei quali sarebbe costato loro quasi 100 dollari. Il nuovo sistema renderà invece gli aggiornamenti gratuiti, senza quindi costi aggiuntivi.

Per quanto riguarda gli utenti, Microsoft ha annunciato che le applicazioni saranno disponibili per un periodo di prova di 24 ore, terminato il quale l’utente, se insoddisfatto, potrà decidere di rendere il software al mittente ottenendo indietro il denaro speso. Per quanto riguarda le forme di pagamento l’azienda starebbe pensando all’introduzione, oltre al classico metodo con carta di credito, all’addebito dello shopping sullo store online direttamente sul conto telefonico degli utenti abbonati. Per chi dovesse utilizzare una semplice ricaricabile, non è dato sapere al momento se sarà introdotto un sistema analogo, con conseguente credito da scalare dalla disponibilità della SIM. Tra gli ultimi annunci, è inoltre da segnalare la partnership siglata tra BigM ed alcuni dei più prestigiosi designer in circolazione, volta a rinnovare l’interfaccia grafica e a renderla più appetibile anche agli amanti del design, magari insoddisfatti dall’appeal grafico dell’attuale interfaccia di recente epurata dal discusso schema a nido d’ape.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
2 apr 2009
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