Google, ovvero dieci alla centesima

Google, ovvero dieci alla centesima

L'antiportale ha una storia a sé che, forse, indica anche il futuro. Al centro c'è Linux e open source ma anche una lezione sulla ricerca della Forma, la forma della rete
L'antiportale ha una storia a sé che, forse, indica anche il futuro. Al centro c'è Linux e open source ma anche una lezione sulla ricerca della Forma, la forma della rete


Web – Nel 1996 Larry Page e Sergey Brin, due studenti dell’Universita’ di Stanford, per la propria tesi di laurea inventano e mettono in piedi, grazie ai computer della scuola all’indirizzo “http://google.stanford.edu/” un nuovo motore di ricerca; Google.

L’obiettivo di creare un motore semplice e veloce viene raggiunto con un programma in grado di analizzare l’importanza di un sito calcolando centinaia di milioni di variabili ma soprattutto la quantità di siti Web ad esso collegati. Google cresce, in modo alternativo. Non “supercomputer” costosissimi ma una rete di centinaia di Pc a basso costo collegati in parallelo, sui quali vien fatto girare il sistema operativo open source Linux.

La potenza di Google dunque fin dall’inizio ha consitito proprio nel fatto di essere “solo” un motore, mentre nel Web la confusione ha presto cominciato a regnare sovrana. I motori più grandi, Yahoo in testa, mentre Google cresceva diventavano altro, portali che offrivano servizi come posta gratuita, meteo, spazio Web , news… nel suo grande piccolo, Google continuava a correre in giro cercando siti da inserire nel suo grande archivio.

In un web sempre più generalista, per brillare occorre far solo una cosa ma farla bene e meglio degli altri: Google si diffonde lentamente grazie al più grande passaparola informatico che si ricordi.

L’idea funziona, tanto che nel 1999 arrivano i soldi. Alcuni finanziatori, tra i quali si mormora ci fosse anche Steve Case (AOL), nonostante l’assenza di un Business Plan, un piano di sviluppo dell’azienda, sganciano circa 50 miliardi da investire in macchinari e personale.

Larry Page racconta che i computer vengono aggiunti al sistema di ricerca a gruppi di 80, ma ancora ignora il numero totale dei computer utilizzati. In effetti non deve neanche mettersi a contare le licenze dei Linux installati…

Tanta fedeltà al “pinguino” viene premiata e RedHat sarà il primo inserzionista pubblicitario in Google, pubblicità consistente in link testuali che non appesantiscono il caricamento delle pagine.

Il lancio ufficiale del motore è avvenuto lo scorso settembre, e dopo poche settimane si contavano circa 4 milioni di ricerche al giorno. Solo nei giorni scorsi si è cominciato a vedere qualcosa di nuovo. I segni di un processo di sviluppo insomma, dato che purtroppo al mondo, e soprattutto nella cosiddetta “new-economy”, nessuno fa niente per niente.

Per fortuna anche se non sappiamo se è vero che la maggior parte dei navigatori internet scoprono ed approdano sui siti desiderati grazie ai motori di ricerca, sappiamo bene che Google continua ad essere il più veloce e preciso.

Il suo “cuore” adesso batte dentro il sistema di ricerca di Netscape, e nel frattempo Larry Page da studente è diventato CEO di uno dei principali siti mondiali con, al suo fianco, il vicepresidente di Amazon, Ram Shriram.

Da qualche ora Google ha introdotto due novità interessanti, ovvero un Revenue Program e la Web Directory. Come due capitelli su di un prezioso edificio, sono due particolari che completano il quadro.

Per “Revenue” (“profitto”) si intende proprio il guadagno… nel senso che Google paga i Webmaster che appongono un box di ricerca sul proprio sito; 3 cents per ogni ricerca indirizzata a loro, che al cambio attuale sono circa 60 lire. In questo modo il Webmaster che aderisce al programma oltre ad offrire un servizio può ricavarci un po ‘ di soldi…

La Web directory invece contrasta con l’idea iniziale di Google, dato che indici e sottoindici non sono certo il modo più veloce per rintracciare un determinato sito ma restano comunque il modo più comodo per realizzare ricerche su un determinato argomento, ottenendo grazie alla categorizzazione delle pagine, indici in continuo sviluppo, formati da elenchi di indirizzi web accomunati da contenuti simili.

La Web Directory di Google è quella della “comunità” di Open Directory ed è abbastanza buffo leggere “HUMANS do it better” all’interno di un sito che funziona ed è cresciuto grazie ad un programma automatico che analizza milioni di variabili ogni volta che aggiunge un sito.

Open Directory, progetto nato in seno a Netscape/Mozilla, cresce grazie agli “umani”. Chiunque può diventare un “editor” specializzato in recensioni di siti nella categoria preferita. Questo mega merletto cucito a mano sulla rete funziona, dato che finora sono indicizzati 1.647.594 siti da 23.514 “editors” in 248.039 categorie…

L’unica nota negativa è il timido affacciarsi di parecchi spazi pubblicitari, non sotto forma di banner ma sempre di link testuali “consigliati” che non rallentano il caricamento. In ogni caso… peccato! La mancanza di pubblicità faceva la differenza. Evidentemente non si vive di solo web.

Pochi sanno che esistono alcune versioni “specializzate” di Google. Sul sito di RedHat c’è un Google specializzato in ricerche sui siti che parlano di Linux. http://www.google.com/mac.html per ricerche relative a siti su Apple/MAchintosh e http://www.google.com/unclesam per tutto quel che riguarda il Governo americano ed affini.

Last but not least: cosa significa Google?
Il nome deriva da “googol” ovvero il numero 10 elevato alla centesima potenza: “Suona bene ed ha solo 6 lettere” spiegano le info sul sito. Alternativi? Mica poco. Nella pagina Jobs cercano personale. Perché lavorare con loro? Pagano bene, si può vestire casual, offrono bibite e snack gratuiti e soprattutto “le tue idee conteranno e milioni di persone useranno ed apprezzeranno il tuo software”.

Il sito aggiunge “Si prega di inviare curriculum in formato Ascii”. Segno che sotto quel CEO batte ancora il cuore di uno studente di Stanford.

Luca Schiavoni

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Pubblicato il
7 apr 2000
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