Google, prove tecniche di ricerca quantistica

Google, prove tecniche di ricerca quantistica

Da Mountain View hanno pubblicato i risultati di un progetto segreto a base di computer quantistico, capace di ricercare e catalogare immagini a velocità senza precedenti. Mancano le verifiche di rito per gridare al miracolo
Da Mountain View hanno pubblicato i risultati di un progetto segreto a base di computer quantistico, capace di ricercare e catalogare immagini a velocità senza precedenti. Mancano le verifiche di rito per gridare al miracolo

Un chip sviluppato dalla società canadese D-Wave potrebbe essere l’elemento base del primo computer quantistico funzionante del mondo: ma al momento gli scienziati sono ancora impegnati a testare il dispositivo per verificarne le effettive caratteristiche. Chi invece ha già messo a buon frutto D-Wave è Google, che da tre anni lavora a un algoritmo – a suo dire – quantistico che trae appunto vantaggio dal misterioso chip ed è dotato di capacità di video-riconoscimento fuori dal comune .

Sfruttando – sempre secondo Google – i qubit di D-Wave (bit in grado di ritenere una posizione binaria che può essere contemporaneamente “1” e “0”), il nuovo algoritmo è in grado di riconoscere e catalogare in maniera del tutto automatica gli oggetti partendo da immagini fisse o in movimento. Basato sulle potenzialità di accelerazione promesse dall’algoritmo probabilistico noto come algoritmo di Grover , il lavoro degli ingegneri di Mountain View – in coppia con D-Wave – permetterebbe velocità di ricerca e classificazione mille volte più performanti di quelle eseguite su una architettura di computing tradizionale.

In realtà, anche se i risultati comunicati da Google parlano di capacità di ricerca più veloci di qualsiasi cosa giri in un qualsiasi data center attualmente in possesso della società, nessuno è stato ancora in grado di chiarire se ci si trovi realmente dinanzi a una nuova piattaforma di computing o a chissà cos’altro .

“Sfortunatamente – si legge sul blog di Google Research – non è facile dimostrare che un sistema multi-qubit come il chip di D-Wave metta effettivamente in mostra il comportamento quantistico desiderato e i fisici sperimentali di vari istituti sono ancora in piena fase di definizione del chip”. D-Wave è veloce, ma non è ancora ufficialmente il primo dispositivo a potersi fregiare di essere un “computer quantistico” propriamente detto.

Per questo gli scienziati ancora lavorano alla ricerca del “Santo Graal” degli ultimi tempi, il computer quantistico capace di consegnare alla storia dell’umanità una conquista con profonde implicazioni non soltanto informatiche o tecnologiche.

Ricercatori finlandesi e australiani hanno ad esempio realizzato quello che definiscono come un chip costituito da un solo atomo , basato sull’effetto del quantum tunnelling e promessa di nuove piattaforme di computing (quantistiche e non) ben oltre le capacità di quelle attuali. Dal NIST (US National Institute of Standards and Technology), invece, arriva l’annuncio della realizzazione del primo processore quantistico programmabile “universale”, basato su due qubit che i ricercatori hanno manipolato (facendogli assumere anche la “superposizione” di 1 e 0 contemporanei) eseguendo 160 routine differenti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 dic 2009
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