HADOPI si muove, SIAE pensa alla rieducazione

HADOPI si muove, SIAE pensa alla rieducazione

Dopo l'insediamento della nuova autorità francese dell'antipirateria tocca all'industria darsi da fare: c'è da scegliere chi dovrà individuare i pirati telematici. Intanto in Italia SIAE rassicura: non vogliamo colpevolizzare nessuno
Dopo l'insediamento della nuova autorità francese dell'antipirateria tocca all'industria darsi da fare: c'è da scegliere chi dovrà individuare i pirati telematici. Intanto in Italia SIAE rassicura: non vogliamo colpevolizzare nessuno

La commissione HADOPI è fatta , la Francia è ben avviata verso la lotta dura e senza sconti agli impenitenti del P2P ma prima che il sistema vada a regime occorre scegliere un altro elemento fondamentale, vale a dire la società che si occuperà della raccolta di informazioni utili a identificare gli utenti “colpevoli” a cui spedire poi i tanto chiacchierati “avvertimenti” previsti dalla legge.

La Société Civile des Producteurs Phonographiques (SCPP) ha reso noto il fatto indicando in due diverse aziende le opzioni tra cui i rappresentanti dell’industria dovranno scegliere. La prima è TMG , mentre la seconda ( Advestigo ) è già da anni in contatto con i discografici. L’investigatore indicato delle major dovrà essere in grado di fornire informazioni quali il network, la data e l’indirizzo numerico di rete attraverso cui l’impenitente pirata metterà in condivisione un particolare contenuto protetto da copyright.

Marc Guez, CEO di SCPP, sostiene che non esiste pregiudiziale nei confronti di TMG e che entrambe le società “stanno facendo un ottimo lavoro” nella messa a punto del sistema “investigativo”, vale a dire quello che andrà a prendere il posto degli occhi e delle orecchie di HADOPI nel nuovo regime dell’antipirateria d’Oltralpe.

Individuato il fornitore del software-rastrellatore più indicato, ad SCPP occorrerà rivolgersi alla Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) per ottenere le autorizzazioni necessarie a una simile pratica di raccolta delle informazioni. L’obiettivo, spiegano i discografici, è cominciare a spedire avvertimenti in giro per la rete francese entro la fine di marzo con un ritmo di 50mila al giorno (inerenti condivisioni di contenuti musicali e cinematografici).

L’azione antipirateria di HADOPI è ancora in attesa di passare per lo start, ma la nuova commissione francese riesce comunque a collezionare un significativo scivolone con la copia spudorata di un design grafico sviluppato da altri. Il logo di HADOPI , infatti, già registrato da due mesi presso l’Istituto Nazionale per la Proprietà Industriale, è una scopiazzatura non autorizzata (“un errore di manipolazione” secondo l’agenzia che l’ha creato per conto della commissione) del font commerciale “Bienvenue”.

HADOPI ha chiesto scusa per l’increscioso incidente, promettendo che in futuro l’antipirateria francese si occuperà solo della pirateria degli altri senza macchiarsi dello stesso imperdonabile crimine. Nondimeno il caso serve da spunto al columnist Cory Doctorow per ribadire l’ assurda e inutile sproporzione del potere garantito alla commissione rispetto a un problema – l’infrazione del copyright – che essa stessa è incapace di prevenire tra i suoi dipendenti e fornitori di servizi.

Per chi si aspetta una probabile contaminazione di politiche tra Francia e Italia, infine, il presidente di SIAE Giorgio Assumma tiene a precisare che l’associazione per la raccolta dei diritti nel Belpaese mira soprattutto alla educazione e rieducazione dei condivisori che operano nell’illegalità, facendo loro comprendere “senza colpevolizzarli che scaricando canzoni o film da Internet tolgono agli autori, lavoratori a pieno titolo, il frutto stesso del loro impegno”. Questo ovviamente non esclude una dottrina Sarkozy in salsa italiana, ma Assumma fa chiaramente intendere che lui preferirebbe piuttosto collaborare con i provider per dare “minimamente a Cesare ciò che è di Cesare”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 gen 2010
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