I domini italiani e la liberalizzazione ICANN

I domini italiani e la liberalizzazione ICANN

Punto Informatico intervista Domenico Laforenza, neodirettore di IIT-Cnr e responsabile del Registro italiano: al centro la crescita delle registrazioni dei domini italiani, le aperture decise da ICANN e la Internet del Futuro
Punto Informatico intervista Domenico Laforenza, neodirettore di IIT-Cnr e responsabile del Registro italiano: al centro la crescita delle registrazioni dei domini italiani, le aperture decise da ICANN e la Internet del Futuro

È un momento incandescente per il sistema dei domini: in Italia il Registro dei domini Internet.it ha da poco annunciato una ulteriore importante crescita delle registrazioni, proprio nelle settimane in cui ICANN annunciava l’avvio della cosiddetta “liberalizzazione” del sistema. Per comprendere quale sia l’impatto di queste novità sul sistema dei domini italiano e cosa è lecito attendersi per il futuro sulla base delle evoluzioni internazionali, Punto Informatico ha incontrato Domenico Laforenza , che dal primo luglio ha assunto l’incarico di direttore dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr di Pisa (IIT-Cnr) e, con esso, la responsabilità del Registro dei domini Internet.it (Registro del ccTLD.it).

Classe 1952, Laforenza è laureato in Scienza dell’Informazione e raccoglie il testimone che è stato prima di Franco Denoth (uno dei padri dell’informatica italiana, scomparso due anni orsono ) e, nelle ultime stagioni, di Enrico Gregori. Laforenza, assunto nel 1972 all’istituto Cnuce di Pisa (il Centro nazionale di calcolo universitario dal quale, nel 1986, è partito il primo collegamento italiano alla rete Internet), ha focalizzato le sue attività sulle ricerche nei settori del grid e del calcolo parallelo.

Punto Informatico: Per lo spazio dei domini Internet italiani è stato annunciato come un grosso passo avanti: 1,5 milioni di registrazioni. Questi domini sono tra i più ambiti d’Europa. A cosa si deve quella che appare come una accelerazione nelle registrazioni? E cosa significano?
Domenico Laforenza: Le statistiche testimoniano la vivacità del mercato dei domini italiani. Al di là del valore assoluto, che pone l’Italia al quinto posto tra i country code top level domain europei e al settimo nel mondo, sono particolarmente significativi i dati sull’andamento mensile delle operazioni: nel primo semestre dell’anno abbiamo assistito a un’impennata di nuove registrazioni (da un minimo di 23mila a un massimo di 30.243 a maggio, record degli ultimi otto anni), accompagnata da un incremento nel volume delle cancellazioni (da 10mila a 17mila al mese). È il segnale che il mercato si sta muovendo e, anche in un momento di congiuntura economica sfavorevole, dà prova di un elevato dinamismo.

PI: Cosa significa un .it di grande richiamo?
DL: Internet e i domini sono sempre più parte della nostra vita quotidiana: nel corso degli anni, attorno al Registro, si è sviluppato un indotto importante, alimentato da migliaia di grandi e piccole società che offrono servizi Ict sempre più variegati e che hanno saputo affrontare le sfide del mercato.

PI: E per il Registro?
DL: Il Registro sa esprimere punti di forza: nonostante alcune critiche (a volte legittime, spesso ingenerose), il sistema di registrazione italiano garantisce la tutela dei diritti degli utenti e genera un numero di contestazioni tra i più bassi del mondo.
Anche i costi di registrazione sono tra i più contenuti nel panorama europeo (4,91 euro, prezzo fissato nel gennaio del 2001), e potrebbero ulteriormente diminuire nel prossimo futuro con l’automazione delle procedure di registrazione e mantenimento dei domini.

PI: Quanto incide la presenza di registranti stranieri nei .it ?
DL: Oggi ciascun cittadino maggiorenne dell’Unione Europea può registrare un numero illimitato di domini.it: nonostante la credenza comune, però, i soggetti stranieri titolari di almeno un dominio italiano sono in larga minoranza (erano, al 31 dicembre 2007, poco meno di 24mila). Lo snellimento delle procedure e la registrazione dei domini in tempo reale potranno contribuire a invertire questa tendenza.

PI: Proprio in questo quadro, ormai ci si avvicina al momento del lancio del sistema sincrono di registrazione sul quale, com’è noto, si è focalizzato il dibattito anche tra gli operatori in questi anni. Cosa cambierà rispetto a quello attuale? Cambierà solo per gli operatori o cambierà per tutti?
DL: Crediamo che l’avvento del sistema sincrono possa rappresentare un’evoluzione positiva sia per gli operatori che per gli utenti finali. I primi – da noi coinvolti fin dall’inizio nel processo di elaborazione delle norme e delle procedure tecniche che regoleranno il nuovo sistema di registrazione – non potranno che beneficiare delle economie di scala garantite da una procedura basata sul protocollo EPP e dunque allineata in larga misura a quelle già in uso nei principali ccTLD e gTLD mondiali. Gli utenti finali, a loro volta, avranno la percezione dello svolgimento delle operazioni in tempo reale attraverso un servizio ampiamente automatizzato.

PI: Quando sarà attivo?
DL: Prevediamo che il nuovo sistema vada a regime il prossimo anno. Il Registro sta lavorando per garantire una transizione soft, grazie anche al contributo dei due gruppi di lavoro (che sommano le competenze del personale del Registro a quelle dei maintainer) e della Commissione regole.

PI: In che senso “soft”?
DL: Il sistema di registrazione sincrono non sostituirà immediatamente il vecchio asincrono: i due sistemi continueranno a coesistere in parallelo per un paio di anni per dare modo a operatori e utenti di adeguarsi.
Il punto centrale è e resta la tutela degli utenti finali: il nuovo sistema di registrazione, pur automatico, non dovrà annullare le garanzie a tutela degli assegnatari che sono un fiore all’occhiello della struttura italiana.

PI: È già stato detto che l’avvio del nuovo sistema sincrono sarà accompagnato da una campagna di comunicazione specifica, che punterà in realtà a sensibilizzare verso Internet anche chi oggi stenta ad avvicinarsi alla rete. Quali sono gli strumenti e gli obiettivi della campagna?
DL: Il progetto nasce proprio nell’ottica di avvicinare il grande pubblico al mondo dei domini e, di conseguenza, a Internet. Recenti statistiche ci dicono che l’Italia è il fanalino di coda in Europa per diffusione della cultura informatica (il 56% della popolazione attiva non usa o non sa usare la rete). Ci interessa offrire un contributo alla crescita del Paese là dove possiamo: ovvero, favorendo la diffusione di quelle tecnologie che sono nate e cresciute proprio al Cnr di Pisa: in questo senso, l’eredità del primo collegamento italiano alla rete Internet e del primo dominio italiano (cnr.it), nato all’ombra della torre pendente, ci riempie di orgoglio ma ci impone anche degli oneri.

PI: Su cosa punterà la campagna?
DL: La campagna di comunicazione è soprattutto un momento di promozione della cultura di Internet, contestuale al varo delle registrazioni “sincrone”. In queste settimane si sta svolgendo la gara europea per l’assegnazione dell’appalto: il vincitore sarà chiamato a valorizzare i domini.it come espressione del made in Italy e garanzia di affidabilità e tutela dell’assegnatario: una scelta naturale, dunque, per tutti gli italiani che intendano promuovere la propria identità digitale in rete. Contestualmente, puntiamo ad aumentare la consapevolezza nell’uso della rete tra i nostri concittadini, sottolineando i vantaggi di avere un dominio italiano.
La campagna si rivolge a un target molto allargato: giovani, innanzitutto, ma anche professionisti, imprese e i partner istituzionali del Registro. Lo strumento principe sarà, ovviamente, Internet: ma prevediamo di utilizzare anche i mezzi di comunicazione più tradizionali (stampa, radio, cinema, affissioni) e specifici eventi promossi dal Registro.

PI: Andando sul fronte internazionale, di recente ICANN ha avviato quella che molti hanno definito “liberalizzazione” nel settore dei domini. Cosa cambierà? Ci saranno ripercussioni sugli operatori del settore? E sulle imprese, sugli utenti?
DL: La strategia di “liberalizzazione” dei domini Internet proposta da ICANN era sul tavolo da circa due anni, anche se nelle ultime settimane ha subito un’importante accelerazione. Il progetto è sicuramente di ampia portata e, se ben controllato, potrebbe portare a una diffusione ancor più massiccia dei domini in strati della popolazione mondiale che al momento – anche per una mera questione linguistica – sono di fatto esclusi. Certo, la svolta, anche sul piano puramente tecnico, è significativa.
ICANN ha comunque manifestato il proposito di governare con rigore la “liberalizzazione”, impedendo la nascita di targhe Internet che violino diritti di proprietà intellettuale (marchi, nomi geografici), la morale o l’ordine pubblico. Tali propositi, uniti all’importo del contributo a fondo perduto da erogare comunque a ICANN e le garanzie di solidità finanziaria richieste, fanno pensare che candidarsi alla gestione di un nuovo registro non sarà un’operazione alla portata di tutti.

PI: In questo quadro qual è la priorità per il Registro italiano?
DL: Ciò che più ci preme è la salvaguardia della stabilità e dell’equilibro della rete. Dovrà pertanto essere garantita la competenze tecnica e la solidità finanziaria di tutti i soggetti che ambiscono a ricoprire il ruolo di Registro Internet. Continueremo a offrire il nostro contributo ai lavori di tutti gli enti internazionali regolatori di Internet per garantire uno sviluppo equo ed equilibrato della rete.

PI: Le novità introdotte da ICANN in che modo impatteranno sul sistema dei domini italiano? Molte attività italiane finiranno per girare su domini diversi dal.it?
DL: A mio giudizio è estremamente improbabile che chi ha già un’attività consolidata sotto un dominio italiano decida di abbandonarlo: è assai più realistico pensare che a questo ne vengano affiancati altri sotto nuove estensioni.
Non solo:.it identifica nel sentire comune il nostro Paese e il forte vincolo di appartenenza geografica difficilmente potrà essere indebolito da suffissi “concorrenti”.
In ogni caso, credo che un movimento “sano” intorno al mercato dei domini non possa che giovare a tutto il sistema Internet: ne beneficeranno i registri tradizionali, gli operatori del settore e, soprattutto, gli utenti finali.

PI: Le attività sulla rete e per la rete del CNR vanno naturalmente ben oltre la sola gestione dei domini.it, si lavora molto su quella che avete definito la Internet del Futuro. Quale sarà il ruolo del CNR? Quali sono le direzioni che si intendono intraprendere? In tutto questo quale ruolo giocheranno i domini?
DL: Il Dipartimento delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni del CNR, diretto dal professor Francesco Beltrame e cui l’Istituto di Informatica e Telematica afferisce, ha individuato nell'”Internet del Futuro” uno dei settori nevralgici della propria attività. Le ricerche guardano a una rete di nuova generazione: un’infrastruttura di telecomunicazioni dove convivono reti wireless ad alta velocità e reti cablate, finalmente in grado di accogliere servizi e applicazioni avanzate senza più limiti di mobilità, potenza di calcolo, memoria o flessibilità.
In questo contesto, l’Istituto può vantare competenze di altissimo livello: penso all’Ubiquitous Internet (ovvero, la possibilità di accedere alla rete in qualsiasi momento, luogo e con qualsiasi dispositivo), alla sicurezza dell’informazione (con particolare riferimento ai dispositivi mobili), allo sviluppo dei modelli e degli algoritmi per la risoluzione di problemi complessi, al Grid computing.
Il Registro, che nasce e si sviluppa all’interno di un ambiente di ricerca, eredita per via diretta tali competenze: e il sistema dei domini italiani ne sarà sempre il primo beneficiario.

a cura di Paolo De Andreis

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Pubblicato il
1 ago 2008
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