IBM, ancora progressi sulle memorie PCM

IBM, ancora progressi sulle memorie PCM

Big Blue continua a raffinare la tecnologia che potrebbe rappresentare il futuro dello storage, e ora sostiene di poter aumentare la densità di immagazzinamento dei dati e avvicinare il costo di realizzazione tipico dei chip NAND Flash
Big Blue continua a raffinare la tecnologia che potrebbe rappresentare il futuro dello storage, e ora sostiene di poter aumentare la densità di immagazzinamento dei dati e avvicinare il costo di realizzazione tipico dei chip NAND Flash

IBM presenta un nuovo avanzamento nello sviluppo della memoria a variazione di fase (PCM), tecnologia di immagazzinamento dati di nuova, anzi, futura generazione su cui Big Blue e gli altri colossi di settore lavorano da tempo con la prospettiva di rivoluzionare il mercato dello storage prossimo venturo.

Le memorie PCM su cui lavora IBM funzionano in maniera non dissimile dai moderni supporti ottici, con corrente elettrica al posto del laser a modificare la struttura di un materiale simile a vetro (da amorfa a cristallina) per registrare un bit e una corrente di voltaggio inferiore per leggere i dati salvati in precedenza.

Il colosso statunitense è riuscito in particolare a incrementare in maniera sensibile la densità dei dati registrabili per cella di memoria, passando da 1 singolo bit a 3 bit per cella grazie allo studio del modo in cui i cristalli dei chip reagiscono alle alte temperature.

Si tratta di un risultato significativo, sostiene Big Blue, perché con simili densità di dati il costo dei chip PCM risulta essere “significativamente inferiore” rispetto alle DRAM e più vicino ai chip NAND Flash. I chip PCM sarebbero appunto ideali per sostituire sia le RAM volatili per computer che i dischi a stato solido per lo storage dei dati come gli SSD.

IBM esemplifica i vantaggi derivanti dall’utilizzo delle memorie PCM in diversi scenari applicativi ibridi (NAND Flash+PCM) o dedicati, come il caricamento di un sistema operativo mobile in pochi secondi, la velocizzazione degli algoritmi di intelligenza artificiale o l’immagazzinamento direttamente in memoria di database di grandi dimensioni per piattaforme online o dedicate ai big data.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 mag 2016
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