IBM, innovazioni per cinque anni

IBM, innovazioni per cinque anni

Big Blue si esercita nel suo tentativo divinatorio-informatico di fine anno, questa volta focalizzandosi su quello che l'azienda chiama "computer cognitivo". Le macchine saranno presto in grado di capire noi e il mondo
Big Blue si esercita nel suo tentativo divinatorio-informatico di fine anno, questa volta focalizzandosi su quello che l'azienda chiama "computer cognitivo". Le macchine saranno presto in grado di capire noi e il mondo

Da qui a cinque anni, preconizza IBM, i sistemi informatici tradizionali avranno lasciato il posto a una nuova generazione di computer e gadget mobile. L’obiettivo è far sì che PC, schermi touch, CPU e cellulari siano in grado di comprendere gli utenti e il mondo che li circonda: Big Blue lo racconta nella nuova edizione della sua serie 5 in 5 .

La serie 5 in 5 arriva puntuale ogni fine anno a spiegare al mondo quali saranno le tecnologie del prossimo futuro e, diversamente dal passato, l’esercizio divinatorio di quest’anno ha un leitmotiv univoco: nel 2017 sarà realtà una tecnologia che la multinazionale definisce “cognitive computing”.


In cinque anni i computer e i terminali mobile saranno capaci di “capire” piuttosto che limitarsi a macinare numeri su numeri come i complessi e potenti “calcolatori” attuali, dice IBM: gli schermi multi-touch restituiranno feedback tattili utili a “provare” il tessuto di un vestito prima di acquistarlo online, spiega Big Blue, le immagini e i video mostrati su schermo avranno un “significato” per le CPU oltre che un peso in bitrate, le reti di sensori intelligenti sapranno ascoltare le più fini qualità del suono e il vociare dei neonati sarà convertito in una vera e propria lingua, papille gustative “digitali” assaggeranno i cibi e genereranno la composizione chimica del piatto perfetto, l’olfatto sintetico potrà riconoscere ogni genere di molecola nociva o pericolosa per la salute dell’uomo, dei capolavori della storia e dell’ambiente.

In cinque anni i sistemi di cognitive computing non saranno (ancora?) in grado di pensare “per noi”, dice IBM, ma “ci aiuteranno a svelare la complessità, a tenere il passo con la velocità delle informazioni, a prendere decisioni più informate, a migliorare la nostra salute e il nostro tenore di vita, ad arricchire la nostra vita e ad abbattere ogni tipo di barriera, tra cui distanza geografica, lingua, costo e inaccessibilità”.

Pur volendo mettere da parte l’esercizio divinatorio e le sue evidenti implicazioni economiche per la società – in ogni ambito di “computing cognitivo” IBM sta preparando il suo bel prodotto da vendere sul mercato – è il vice-presidente IBM dell’Innovazione Bernard Meyerson a fornire una spiegazione alla necessità di fare un salto qualitativo nell’ambito del computing tradizionale.

Presto arriveremo ai transistor lunghi 7 nanometri, spiega Meyerson, un punto dell’evoluzione della tecnologia informatica oltre il quale non sarà fisicamente possibile andare. Occorrerà dunque un salto di qualità, un cambio di prospettiva e di approccio alla soluzione dei problemi complessi che nel computing cognitivo dovrebbe avere la sua felice sintesi di opportunità e necessità.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 dic 2012
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