Il computing distribuito di Sun chiude i battenti

Il computing distribuito di Sun chiude i battenti

Doveva rappresentare la punta di diamante delle strategie di cloud computing di Sun. Nato prematuro, non ha saputo conquistarsi l'interesse degli utenti
Doveva rappresentare la punta di diamante delle strategie di cloud computing di Sun. Nato prematuro, non ha saputo conquistarsi l'interesse degli utenti

Sun decreta l’eutanasia di Network.com , piattaforma di computing distribuito dalle belle speranze ma dal portafoglio clienti pieno di ragnatele digitali.

Sun aveva aperto Network.com già anni prima che si cominciasse a generare hype sul “meme” infrastrutturale di Internet oggi sulla bocca di tutti, quel cloud computing che vorrebbe sintetizzare e includere servizi di data center, hosting distribuito, gestione parcellizzata di quote di elaborazione e stoccaggio di contenuti che vivono sempre e comunque online.

Nella versione di Sun il cloud computing ante-litteram si chiamava utility computing , e prevedeva la somministrazione a richiesta di capacità computazionale in proporzione alle esigenze del cliente , e soprattutto in relazione a quanto quest’ultimo fosse disposto a pagare per ottenere il controllo della potenza necessaria ai propri scopi.

Network.com avrebbe dovuto rivelarsi profittevole per Sun secondo la visione del CEO Jonathan Schwartz, ma il tutto si è rivelato troppo in anticipo sui tempi e troppo poco tarato sulle esigenze concrete di clienti reali. Clienti che, dopo quattro anni di vita del servizio, si contano velocemente su due mani: ammontano a 13 con 48 tipi di applicazioni diverse che girano sull’infrastruttura.

Sulla carta l’utility computing funziona, e c’è chi ad esempio ha applicato lo stesso principio di “grid computing” all’hosting web condiviso. Ma nella pratica il tempo sin qui trascorso, e l’evoluzione del concetto di risorse e computing distribuiti in rete in “cloud computing” propriamente detto (cioè una “nuvola” che include storage permanente dei dati, servizi, capacità elaborativa e ogni genere di facilitazione operativa lato-client), hanno giocato a sfavore della posizione di mercato di Sun in un settore che ora vede un numero crescente di start-up richiedere hosting a prezzi abbordabili come quello offerto da Amazon Web Services .

Attualmente Network.com non accetta più clienti e il servizio è in fase di ristrutturazione con risvolti pratici di cui Sun non riferisce i particolari. Le ipotesi possibili parlano di appliance massive costruite sulla stessa infrastruttura basata su Solaris, Virtual Box, MySQL e quant’altro come ad esempio la tecnologia memcached attualmente utilizzata dai giganti della rete (YouTube, The Pirate Bay e Digg, per citarne tre) per ridurre la latenza di accesso ai database.

Il segreto del (futuro) successo del nuovo grid (utility? cloud!) computing di Sun starà nel riuscire a conquistare la fiducia dei clienti enterprise già esistenti, dicono gli esperti, e per farlo occorrerà dare loro la possibilità di far girare ambienti Linux su macchine costruite attorno a tecnologie proprietarie della corporation , grazie alla virtualizzazione delle risorse integrata sul sistema operativo Solaris.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
11 dic 2008
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