Il motore che va ad aria

Il motore che va ad aria

Due progetti che sfruttano il semplice movimento per garantire maggiore autonomia al veicolo. Ci lavorano al di qua e al di là dell'oceano, per macchine grandi e piccole
Due progetti che sfruttano il semplice movimento per garantire maggiore autonomia al veicolo. Ci lavorano al di qua e al di là dell'oceano, per macchine grandi e piccole

In comune hanno la capacità di far risparmiare carburante e il fatto che sfruttino il normale funzionamento dell’auto in movimento per svolgere il loro compito. Una delle due invenzioni viene dalla Svizzera, precisamente da Zurigo, l’altra dal MIT (quindi dagli USA): la prima sembra già destinata a finire al più presto nelle vetture civili, la seconda invece potrebbe fare il suo debutto sui campi di battaglia di mezzo mondo tra pochi mesi.

Le invenzioni del team di ricercatori dello Swiss Federal Institute of Technology di Zurigo e di un team di ex-studenti del Massachusetts Institute of Technology hanno in comune anche l’idea di sfruttare componenti già a bordo del veicolo per funzionare: nel primo caso si tratta dei pistoni , perennemente in movimento e in grado dunque di spostare una buona massa d’aria migliaia di volte al minuto. Nel secondo, invece, si tratta delle sospensioni .

Il professore elvetico Lino Guzzella , che guida il team europeo di ricerca, sta lavorando ad un motore ibrido di nuova concezione: in luogo di un motore elettrico da affiancare a quello tradizionale, il ricercatore ha preferito sfruttare una più semplice bombola dove accumulare aria sotto pressione. Ad ogni movimento in su e in giù dei pistoni, come accade in tutte le macchine, il sistema sfrutta la compressione e la decompressione nel cilindro per riempire la bombola.

In questo modo, una certa quantità di energia viene immagazzinata sotto forma di un gas: quando questa energia serve, vale a dire quando il veicolo si muove, il gas può venire liberato all’interno della camera di scoppio proprio come in un motore turbo . L’iperventilazione garantisce la detonazione di un maggiore quantitativo di carburante (in questo caso gasolio), e quindi prestazioni migliori con percorrenze maggiori. Al momento il risparmio è stimato attorno al 32 per cento rispetto ad un motore tradizionale.

Per consentire al tutto di funzionare non occorre neppure dotare l’auto di un motore di grossa cilindrata: il progetto attuale ha una cubatura di appena 750cc , ma secondo il professor Guzzella è quanto basta per garantire una velocità di crociera adeguata – ovviamente sostenuta dall’iperalimentazione dell’aria compressa. Al momento non esiste ancora un prototipo del nuovo motore, che dovrebbe costare una frazione di quanto oggi costi produrre un ibrido “tradizionale”, ma i ricercatori annunciano novità entro aprile.

Più concreta invece la vicenda di GenShock , un nuovo tipo di ammortizzatore studiato e realizzato da un gruppo di studenti del MIT. Preso in esame il funzionamento del veicolo, e appurato che i sistemi di recupero di energia dalla frenata sono già abbastanza efficienti, il gruppo si è messo alla ricerca di un altro elemento potenzialmente in grado di fornire un buon ritorno d’energia: una ricerca che li ha portati dritti dritti alle sospensioni.

GenShock altro non è che un cilindro con pistone pieno di liquido, che ogni qual volta viene compresso (ad esempio se si finisce in una buca) fluisce attraverso un tubicino all’interno del quale si trova una piccola turbina. Il fluido scorre, le pale si muovono, l’energia prodotta viene immagazzinata o utilizzata per sopperire all’alternatore o persino ad altri sistemi di bordo (ad esempio il condizionatore). In questo caso il risparmio di carburante si aggira attorno al 10 per cento , quindi inferiore al caso precedente, ma la prospettiva di utilizzare nella realtà questa invenzione in tempi brevi è decisamente più concreta.

I ragazzi, che nel frattempo hanno racimolato capitali e fondato una società, hanno infatti fissato l’estate come il termine per lo sviluppo della versione definitiva di GenShock. Alcuni prototipi sono già stati montati su un Humvee della Hummer – messo a disposizione dal produttore, molto interessato a sfruttare questa tecnologia – e potrebbero costituire il fiore all’occhiello delle prossime forniture di autoveicoli dell’esercito a stelle e strisce . Risparmiare carburante garantirebbe a qualsiasi forza armata di viaggiare più leggera, più rapida e più a lungo del nemico.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
12 feb 2009
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