Johannesburg – Mercati chiusi e non competitivi comportano costi alti per l’utenza, e questo non vale solamente nei Paesi industrializzati ma anche in quelli in via di sviluppo. Così avviene anche nel continente africano, secondo un rapporto diffuso da BMI-TechKnowledge .
Oggi l’Africa conta 3 milioni di connessioni Internet a banda larga e entro il 2011, secondo il gruppo di ricerca sudafricano, dovrebbero raggiungere quota 7 milioni. Si tratta di numeri piuttosto limitati, considerando l’estensione del territorio e le tecnologie utilizzate, sottolinea BMI-TechKnowledge citando ADSL, WiMax e altre tecnologie wireless come la connettività mobile di terza generazione. E si tratta di una frazione – circa il 10% – delle connessioni attive nei Paesi della UE.
Il digital divide del continente nero, evidenzia lo studio, è proporzionalmente in crescita e presto il broadband sarà appannaggio solo di pochi utenti privilegiati. E questo comporta il rischio che gli operatori stranieri siano scoraggiati ad investire i propri capitali in Africa. Rispetto alla popolazione residente, secondo BMI, gli utenti con accesso broadband non arrivano all’1% (gli USA sono al 22%, e livello UE si arriva al 30%). Il motivo? L’egemonia di pochi operatori monopolisti, a causa dei quali oltre il 75% della connettività del continente avviene attraverso comuni linee telefoniche.
I paesi che godono di migliori condizioni sono quelli dell’area nordafricana, connessa all’Europa grazie a cablaggi sottomarini, mentre a soffrire di più sono gli stati orientali, pressoché privi di broadband cablato, che in alcuni casi riescono ad avere accesso a banda larga solamente in virtù di network dotati di connessioni satellitari.