IPv6 e wireless per tutti in Virginia

IPv6 e wireless per tutti in Virginia

In una cittadina con meno di 50mila abitanti nascerà la prima rete urbana completamente IPv6, pagata da un privato. Previsti servizi per la cittadinanza e per le aziende
In una cittadina con meno di 50mila abitanti nascerà la prima rete urbana completamente IPv6, pagata da un privato. Previsti servizi per la cittadinanza e per le aziende

Roma – Sarà Harrisonburg la prima città degli Stati Uniti dotata di una rete civica wireless totalmente IPv6 . Ad annunciarlo è stato Mark Bayliss , direttore del progetto e CEO di Visual Link , l’azienda locale che sponsorizza l’operazione.

Il Progetto Harrisonburg era stato descritto l’ anno scorso dallo stesso Bayliss: la cittadina della Virginia, prontamente ribattezzata la città del futuro , era alla ricerca di un partner per la creazione di una rete wireless che coprisse l’intero agglomerato urbano . L’incontro tra Jim Barnes, rappresentante dell’ufficio municipale per lo sviluppo economico e la tecnologia, ed il capo della Visual Link sancì la nascita dell’iniziativa.

“Per i nostri cittadini si tratta di una tecnologia trasparente” – ha sostenuto Barnes in una dichiarazione rilasciata alla stampa – “che potranno usare su tutta la superficie del comune . Permetterà ai nostri imprenditori di portare avanti i loro affari liberamente, fuori dalle mura dell’ufficio”. Ci sarà anche un risvolto culturale, poiché il progetto viene sviluppato con la collaborazione della locale James Madison University .

Secondo le autorità questa scelta consentirà persino di dar vita ad una crescita sostanziale sia per la qualità che per la quantità delle offerte di lavoro nella zona, riducendo il fenomeno dell’abbandono di Harrisonburg da parte dei giovani: Barnes sostiene di essere già stato contattato da “molte grosse compagnie” , interessate a sviluppare il prototipo del loro business futuro con la nuova tecnologia wireless basata su IPv6.

Da parte sua Bayliss annuncia che “tutto è completamente sicuro”, e che la sua azienda sta facendo ogni sforzo possibile per rendere questa tecnologia “alla portata di tutti i cittadini , specialmente quelli meno abbienti”. La Visual Link sponsorizza infatti anche un programma denominato No Child Left Off-Line , che fornisce alle famiglie bisognose computer gratis e accessi ad Internet a prezzi contenuti.

La novità di questa settimana viene dallo US IPv6 Summit tenuto a Reston (VA), dove è stato annunciato che le prime installazioni della nuova rete saranno operative entro l’autunno . È toccato al solito Bayliss e all’organizzatore Christopher Harz dare la notizia: si comincerà con piccole applicazioni civili e militari, ma all’orizzonte ci sono l’acquisto elettronico dei biglietti per concerti e mezzi pubblici attraverso i cellulari, traffico voce, dati, mappe interattive e persino la TV via cavo.

Il costo dell’operazione wireless, non quantificato ma definito “significativo” dalla World Airwaves (divisione della Visual Link), sarà quasi interamente a carico dell’azienda appaltatrice : verrà fornito inoltre supporto ai vari provider che decideranno di offrire alla loro clientela il nuovo servizio. La bolletta mensile stimata per i consumatori sarà di 20 dollari , una cifra quindi paragonabile ai costi delle attuali connessioni.

Cosa spinge tuttavia un’azienda a spendere i propri capitali in un progetto del genere? La risposta la fornisce ancora una volta l’onnipresente Mark Bayliss, secondo cui molte imprese non hanno ancora compreso quali e quanti siano i vantaggi della versione 6 dell’Internet Protocol : “Non hanno un posto dove andare a provare queste tecnologie. Quante volte ci siamo sentiti chiedere: dove possiamo vedere le applicazioni, dove possiamo testarle?”. Si tratterebbe quindi di un investimento lungimirante, volto a trasformare Harrisonburg in un modello di sviluppo .

Il nuovo (si fa per dire, esiste da anni ma è scarsamente implementato) IPv6 garantisce notevoli vantaggi tecnici rispetto al suo predecessore IPv4 nell’implementazione di Visual Link. Oltre al più ampio spazio di indirizzamento a 128 bit, offre l’integrazione del multicast e dei nuovi pacchetti da 9000 KiB chiamati Jumbograms , garantisce un drastico aumento della banda passante ed un supporto nativo ad applicazioni di broadcasting. Queste feature unite all’autoconfigurazione degli host e al migliorato protocollo di autenticazione e cifratura IPsec , rendono la nuova infrastruttura decisamente più efficiente della precedente (pur con qualche eccezione ).

C’è quindi una solida motivazione economica nello scegliere la transizione da IPv4 ad IPv6, che va oltre la necessità di nuovi indirizzi IP che pure negli ultimi anni si è fatta pressante . Fino ad oggi è stata l’ Asia ad investire maggiormente in questa nuova tecnologia: in Italia, fatta eccezione per alcune iniziative accademiche , alcuni volenterosi ISP e nodi di accesso , resta ancora molto da fare .

Luca Annunziata

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Pubblicato il
30 mar 2007
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