Iran, i blogger girano in manette

Iran, i blogger girano in manette

La vita dei blogger iraniani è dura e pericolosa, specie se criticano l'operato del governo. Arrestati, vengono trattati come criminali violenti. Il caso di Mojtaba Saminejad, blogger incarcerato per i suoi post
La vita dei blogger iraniani è dura e pericolosa, specie se criticano l'operato del governo. Arrestati, vengono trattati come criminali violenti. Il caso di Mojtaba Saminejad, blogger incarcerato per i suoi post

Teheran – L’Iran, il paese della rivoluzione sciita e delle folli pretese antisioniste del presidente Ahmadinejad, è anche il luogo meno indicato per trovare riscontri dell’esercizio di una qualche libertà d’espressione .

Non è cosa nuova che le forze dell’ordine della Repubblica Islamica mal sopportino la presenza di liberi pensatori e giornalisti indipendenti: oltre al controllo governativo sulle fonti d’informazione occidentali, come ad esempio la censura del sito web della BBC , la Repubblica Islamica può vantare un numero increscioso di blogger imbavagliati .

Il caso più eclatante è quello di Mojtaba Saminejad , in carcere per avere pubblicato sul proprio blog “notizie offensive nei riguardi della Guida Suprema”, ovvero l’ayatollah Khamenei. Imprigionato per la prima volta nel 2004, il giovane Mojtaba è stato poi rilasciato e catturato nuovamente. L’ultima sentenza dei giudici iraniani, dello scorso anno, è una condanna fino al 2007 da scontare presso il penitenziario di Ghezel Hesar, nei dintorni della capitale. La sua colpa, stando alle fonti ufficiali, è il peccato dell'”immoralità”.

Il blogger arrestato Le autorità di Teheran continuano a farsi beffa dei diritti di Mojtaba: Reporters Sans Frontières , in prima linea nella difesa della libertà di stampa, ha appreso che i continui appelli per la liberazione del blogger non stanno producendo alcun risultato.

L’ultimo episodio riguarda l’impegno accademico di Mojtaba, iscritto alla vicina università di Teheran. Il prigioniero è stato portato in manette presso l’ateneo, scortato e guardato a vista come un qualsiasi criminale violento della peggior specie.

“Continuiamo a condannare il trattamento riservato a questo studente”, si legge in un comunicato rilasciato da RSF, “imprigionato per aver semplicemente pubblicato un paio di messaggi su Internet”. “Chiediamo al governo di non trattare Mojtaba come una minaccia reale”, si legge nella nota, “perché i blogger non sono mai un problema per la società, ma rappresentano il fermento del dibattito civico e democratico”.

In pochi ritengono che il regime di Teheran, allergico alle critiche, possa accogliere le richieste di RSF. Purtroppo, Mojtaba è soltanto uno dei tantissimi blogger imbavagliati dal regime teocratico iraniano. Internet è uno strumento di democrazia, ma fintanto rimane all’interno di confini democratici: quando sconfina da questi limiti, spesso diventa un’arma affilatissima per individuare (e rimuovere) le teste pensanti più scomode.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
26 gen 2006
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