Itanium, anche Oracle getta la spugna

Itanium, anche Oracle getta la spugna

Il colosso dei database comunica la decisione di abbandonare la sfortunata piattaforma Intel per sistemi server. Una piattaforma che colleziona defezioni ma su cui il chipmaker dice di essere "impegnata"
Il colosso dei database comunica la decisione di abbandonare la sfortunata piattaforma Intel per sistemi server. Una piattaforma che colleziona defezioni ma su cui il chipmaker dice di essere "impegnata"

Un’altra azienda di primaria importanza annuncia la cancellazione dello sviluppo di software esclusivo per Intel Itanium , la piattaforma che il chipmaker ha progettato per il mondo server con un set di istruzioni (IA-64) incompatibile con il mondo x86/x86-64. Oracle tiene a precisare di non essere stata la prima ad abbandonare Itanium, e cita non meglio precisati manager Intel per annunciare la morte prematura della tecnologia .

“Dopo molteplici discussioni con il management senior di Intel – dice il comunicato dell’azienda statunitense – Oracle ha deciso di sospendere qualsiasi sviluppo software per i processori Intel Itanium”. “Il management di Intel ha reso chiaro come il loro focus strategico sia sui processori x86 – dice ancora Oracle – e che Itanium si sta avvicinando alla fine della sua vita commerciale”.

Quasi a giustificarsi dello “sgarbo” fatto al chipmaker di Santa Clara, nell’annunciare l’abbandono di Itanium Oracle cita espressamente le mosse fatte in precedenza da Microsoft e Red Hat , nonché il recente “discorso strategico” di Leo Apotheker sul futuro di HP in cui si fa notare l’assoluta mancanza di accenni all’architettura IA-64 .

Per la sfortunata architettura Itanium – attualmente quarta nelle preferenze dei sistemisti per ambienti enterprise dopo i chip x86-64, i POWER di IBM e gli SPARC – è giunta dunque la fine? A seguito della defezione di Oracle Intel continua a dire di essere “impegnata su Itanium”, di cui è già pronta la prossima tappa evolutiva con processo di produzione a 32 nanometri nota come Poulson .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
23 mar 2011
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