Julian Assange ha quasi pronto l'addio a Londra

Julian Assange ha quasi pronto l'addio a Londra

Il founder di Wikileaks dice che presto lascerà il suo esilio presso l'ambasciata ecuadoriana. Ma non sarebbero sospetti problemi di salute a costringerlo a farlo. Per lui si tratta di una libera scelta
Il founder di Wikileaks dice che presto lascerà il suo esilio presso l'ambasciata ecuadoriana. Ma non sarebbero sospetti problemi di salute a costringerlo a farlo. Per lui si tratta di una libera scelta

Durante una conferenza stampa Julian Assange – non negandosi ancora una volta una mossa a sorpresa – ha riferito che presto lascerà l’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove ha trovato asilo politico nel giugno del 2012.

Le mura dell’ambasciata ecuadoregna sono la sua casa da ormai più di due anni, da quando vi si è rifugiato per sfuggire alle presunte manovre di Washington che avrebbe voluto la sua estradizione per poterlo accusare per il cosiddetto cablegate , lo scandalo scaturito dalle rivelazioni con cui l’australiano ha messo in imbarazzo le ambasciate di mezzo mondo ed in particolare l’esercito degli Stati Uniti per le sue azioni in Iraq ed Afganistan.

La sua fuga presso l’ambasciata ecuadoregna era allora stata legata a delle accuse di violenza sessuale mosse nei suoi confronti da due cittadine svedesi ed in base alle quali era la Svezia, paese di cui Assange diffidava per i rapporti con gli Stati Uniti, a chiedere la sua estradizione: ora il fondatore di Wikileaks ha smentito tale ricostruzione, negando anche l’esistenza della denuncia da parte delle donne scandinave.

Non vi sono per il momento ulteriori dettagli confermati circa le intenzioni di Assange: durante la conferenza stampa ha parlato della sua intenzione di lasciare presto l’ambasciata solo in risposta ad una domanda relativa all’appoggio recentemente ricevuto da alcuni gruppi di tutela dei diritti umani tra cui Human Rights Watch , che avrebbero fatto pressioni affinché Washington non investigasse più su di lui. A tal proposito i giornalisti presenti gli chiedevano se avesse intenzione di arrendersi alle autorità.

Sky News – da parte sua – aveva anticipato la decisione parlando della diretta conseguenza di problemi di salute, in particolare problemi di cuore; tuttavia il fondatore di Wikileaks, pur sottolineando come la mancanza di sole ed aria aperta, nonché la reclusione per due anni consecutivi in un solo edificio e le conseguenze per lui come per tutti, ha smentito direttamente “le ipotesi della stampa di Murdoch” (proprietario dell’emittente satellitare).

Proprio la sopportazione dell’esilio londinese-ecuadoriano giunta al limite, tuttavia, associata alle assicurazioni cui starebbero lavorando le organizzazioni per i diritti umani e la diplomazia, sembrerebbero ora spingere Assange a consegnarsi alle autorità di britanniche. Nelle cui mani rischia comunque di finire davanti a quelle statunitensi. D’altra parte la rete intorno ad Assange si stava stringendo: pochi mesi fa era filtrata la notizia secondo cui gli USA avrebbero messo cimici nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, contribuendo ad esasperare una condizione che anche il ministro degli esteri dell’Ecuador Ricardo Patino ha definito surreale.

Patino, in particolare, ha sottolineato come i diritti fondamentali dell’individuo siano stati completamente violati, essendo stato perseguitato in Europa da uno stato straniero (gli Stati Uniti) prima ancora che le accuse nei suoi confronti fossero concretizzate: ad aver sbagliato – in primis – secondo il ministro sudamericano è stato il Regno Unito che non ha garantito ad Assange la possibilità di lasciare l’ambasciate ecuadoriana senza la minaccia dell’arresto. Davanti alla giustizia a stelle e strisce, Assange rischia l’accusa di cospirazione e la stessa sorte toccata all’ex-soldato Bradley Manning, fonte dei cosiddetti diari della guerra in Iraq e Afghanistan che il founder di Wikileaks ha pubblicato facendo infuriare Washington.

Il delatore è stato alla fine condannato dalla Corte Marziale dell’esercito per furto di proprietà privata e violazione dei testi legislativi noti come Espionage Act e Computer Fraud and Abuse Act ( CFAA ), avendo permesso il rilascio non autorizzato di oltre 700mila documenti appartenenti al governo a stelle e strisce. Per quanto si sia salvato dall’accusa più pesante – quella di alto tradimento per aver “aiutato il nemico” con la pubblicazione dei documenti riservati – che avrebbe comportato la pena capitale, Bradley Manning rischia di non vedere più la luce del giorno dal momento che ha accumulato una pena che nella peggiore delle ipotesi potrebbe tenerlo per sempre in carcere.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
18 ago 2014
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