Kazaa ci riprova: alla fine vinceremo

Kazaa ci riprova: alla fine vinceremo

Parte in Australia il processo d'appello sul caso di quella che è stata a lungo la più celebre piattaforma di file sharing. Sharman Networks ostenta ottimismo
Parte in Australia il processo d'appello sul caso di quella che è stata a lungo la più celebre piattaforma di file sharing. Sharman Networks ostenta ottimismo


Sidney (Australia) – Si è aperto ieri il processo d’appello in cui Sharman Networks intende dimostrare la propria innocenza nella produzione e distribuzione di Kazaa , una piattaforma di condivisione dei file che per lungo tempo è rimasta la più popolare della rete , prima di cedere lo “scettro” a eDonkey, eMule e BitTorrent.

“Sharman Networks – ha dichiarato un portavoce dell’azienda, da lunghi anni in “guerra” contro le major dell’intrattenimento – è determinata a difendersi dalle accuse delle società discografiche e a presentare le proprie argomentazioni contro la posizione da loro assunta. Siamo fiduciosi che il risultato finale di questo caso sarà positivo per Kazaa”.

Sharman, come si ricorderà, lo scorso settembre è stata condannata con l’accusa di aver favorito la pirateria sia mettendo a disposizione il programma di sharing sia veicolando tramite il suo sito pubblicità che a detta del tribunale, e delle major, invitavano gli utenti a comportamenti illegali, ossia alla condivisione di file protetti dal diritto d’autore.

Contro Sharman si muove soprattutto la MIPI, la Music Industry Piracy Investigations, che ha per prima denunciato Kazaa, appoggiata da una trentina di etichette musicali.

Per ora Kazaa continua a vivere e sono ancora molti gli utenti di tutto il mondo che usano il celebre software per scambiarsi file di ogni genere. Il tribunale lo scorso settembre aveva infatti accettato che Kazaa continuasse ad operare in vista dell’appello, anche se aveva imposto l’adozione di filtri per parole chiave , affinché non venissero condivisi facilmente materiali protetti.

Sharman, l’ultimo giorno utile per l’applicazione dei filtri, e in risposta all’ordinanza del tribunale, ha bloccato l’accesso al suo sito da parte degli utenti australiani, una mossa contestata dalle major secondo cui questo non inibisce gli australiani dall’uso della piattaforma. E anche su questo si prevede un vivace dibattito in tribunale.

Come spiegano i media locali, chiunque esca vittorioso dall’appello porterà senza dubbio il caso dinanzi alla Corte Suprema del paese. In caso di sconfitta, Sharman rischia di dover pagare alle major milioni di dollari in danni e spese legali .

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Pubblicato il
21 feb 2006
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