Kim Dotcom spolpato dagli avvocati

Kim Dotcom spolpato dagli avvocati

Il fondatore del fu Megaupload ammette di essere completamente al verde; gli avvocati gli hanno prosciugato le finanze e poi si sono licenziati. Peggio ancora: a breve potrebbe tornare in galera
Il fondatore del fu Megaupload ammette di essere completamente al verde; gli avvocati gli hanno prosciugato le finanze e poi si sono licenziati. Peggio ancora: a breve potrebbe tornare in galera

Kim Dotcom è ufficialmente senza un quattrino, l’uomo abituato a frequentare megaville e yacht e, soprattutto, a interpretare la parte del nemico numero uno dell’industria del copyright a stelle e strisce, confessa candidamente di aver speso tutti i soldi in avvocati.

In una intervista rilasciata in occasione della conferenza unBound Digital, tenutasi a Londra nei giorni scorsi, Dotcom dice di aver speso 10 milioni di dollari per il team di avvocati assunto per difendersi dalle accuse degli USA: la situazione legale dell’imprenditore continua a essere in bilico, ma gli avvocati se ne sono andati dopo aver incassato il dovuto.

Dotcom, anche noto come Re Mida al contrario per via della fama che oramai aleggia su di lui come uno stigma nel settore IT, parla della popolarità di Megaupload ai tempi d’oro (50 milioni di utenti al giorno, prima che gli States lo “distruggessero”) e punta il dito contro gli Stati Uniti.

Hollywood ha la fissazione del super-cattivo che parla tedesco, scherza (ma neanche tanto) Dotcom, e sarebbe colpa degli States se il mondo vive in uno stato di crisi costante perché “qualunque cosa tocchino si trasforma in un disastro”. Obbligatoria, in questo frangente, la citazione dello scandalo Datagate e delle intercettazioni a strascico sui netizen di tutto il mondo condotte dalla NSA e agenzie sodali.

Guai economici a parte, i problemi di Dotcom potrebbero anche peggiorare qualora la giustizia neozelandese decidesse di revocargli la libertà condizionata: al momento l’imprenditore è ancora un uomo libero, ma le sbarre della prigione potrebbero riaprirsi qualora la Corte Distrettuale di Auckland decidesse in tal senso durante la (nuova) udienza in programma domani.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
27 nov 2014
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