La Golf ora non ha bisogno di guidatori

La Golf ora non ha bisogno di guidatori

Volkswagen dà alla luce l'erede di Herbie: non è un maggiolino tutto matto ma un dispositivo altamente tecnologico con cui la casa tedesca vuole dimostrare di non essere seconda a cinesi e giapponesi
Volkswagen dà alla luce l'erede di Herbie: non è un maggiolino tutto matto ma un dispositivo altamente tecnologico con cui la casa tedesca vuole dimostrare di non essere seconda a cinesi e giapponesi

Germania – L’auto si chiama Golf GTi “53 plus 1” e ha tutte le caratteristiche di una normale autovettura ad eccezione di una: non necessita di alcun guidatore né di essere controllata da remoto. Oltre ai necessari servomeccanismi, l’equipaggiamento comprende una serie di sensori laser che, coadiuvati da un piccolo sistema radar e da un segnalatore GPS – assicura Volkswagen – non solo permettono di raggiungere la velocità di 150 miglia all’ora, ma consentono una guidabilità sicura anche in situazioni di traffico intenso, il tutto senza l’ausilio del pilota.

Saranno soddisfatti i vertici Volkswagen, poiché la casa tedesca è stata la prima fra le europee a presentare una concept car di questo genere. Progetti non del tutto dissimili erano partiti in Australia e USA . Tuttavia queste iniziative non hanno carattere commerciale; anzi, il progetto americano era stato elaborato su richiesta esplicita del Pentagono alla ricerca di un mezzo autonomo da mandare in zone di guerra al posto dei militari in carne e ossa.

Nel Regno Unito , invece, Honda UK ha intenzione di commercializzare a breve il modello Accord ADAS (Advanced Driver Assist System): un’automobile che, pur necessitando della presenza di un guidatore, ne riduce l’impegno e rende, secondo il portavoce Graham Avent, meno faticosa la guida.

L’iniziativa tedesca risponde almeno in parte alle preoccupazioni espresse da Ulf Dahlsten, responsabile UE per le nuove tecnologie che, assistendo al Grand Challenge indetto dalla DARPA, l’agenzia speciale della Difesa USA, aveva constatato l’immobilità dell’Europa in fatto di ricerca e nuove tecnologie, menzionando il rischio rappresentato dalla forte concorrenza del mercato orientale, in particolare di Cina e Giappone, ma anche della Corea.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
4 lug 2006
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