LHC, il grid del CERN vede la luce

LHC, il grid del CERN vede la luce

Registrare i dati prodotti dal Large Hadron Collider è una sfida di enorme portata. Il CERN ha tagliato il nastro inaugurale del Worldwide LHC Computing Grid, il sistema di calcolo distribuito più grande
Registrare i dati prodotti dal Large Hadron Collider è una sfida di enorme portata. Il CERN ha tagliato il nastro inaugurale del Worldwide LHC Computing Grid, il sistema di calcolo distribuito più grande

È considerata la rete di calcolo più imponente del mondo, una struttura di grid computing concepita per accettare una sfida di proporzioni notevoli: raccogliere 15 petabyte (15 milioni di gigabyte) di dati l’anno. Questa la quantità di bit che sfodererà il Large Hadron Collider , il più grande acceleratore di particelle di tutto il pianeta, un flusso che sarà raccolto ed elaborato grazie alla Worldwide LHC Computing Grid ( WLCG ), pari all’equivalente di 100mila computer , tutti al servizio di Ginevra.

computer al lavoro Questa struttura riunisce la potenza di calcolo di oltre 140 centri elaborazione dati di 33 diversi paesi, per analizzare l’enorme quantità di dati attesi dall’acceleratore. Oltre ai diversi paesi europei, anche gli Stati Uniti sono un partner vitale nello sviluppo e nell’operatività della grid : 11 i diversi Stati federali che, con i loro laboratori facenti capo al Dipartimento dell’Energia ( DOE ), sono coinvolti nel progetto.

“La collaborazione tra Stati Uniti e CERN nello sviluppo di questo sistema consentirà a migliaia di scienziati in tutto il mondo di analizzare i dati dell’LHC, completando le importanti risultanze emerse sin dalla sua costruzione”, ha ricordato Glen Crawford, scienziato impegnato nel programma High Energy Physics del DOE. Il Dipartimento, insieme alla National Science Foundation , supporta il progetto dell’acceleratore e vi contribuisce in modo particolare nelle infrastrutture di rete, parte integrante del progetto. Il CERN di per sé, del resto, dispone “solo” del 10 per cento della potenza di calcolo necessaria: quella mancante verrà dunque fornita da questa gigantesca grid .

Il progetto di questa ciclopica e potente rete è partito un anno e mezzo fa, cercando di avvicinarsi progressivamente ai valori necessari per “reggere” il poderoso flusso di dati oggi in questione. Durante questo periodo molti scienziati hanno iniziato ad utilizzarla e a fruire dei suoi servizi: ora il direttore generale del CERN, Robert Aymar , a coronamento di tutte le fasi di crescita, l’ha ufficialmente dichiarata operativa.

nastri Articolato in una struttura rigorosa, il WLCG sospinge anche lo sviluppo industriale in diversi settori e porrà a disposizione della comunità scientifica una moltitudine di possibilità : per citarne solo alcune, lo sviluppo di componenti specifici di software concepiti per la fisica, lo studio e l’implementazione di servizi di grid computing , basati su un modello distribuito su 100 ed oltre centri sparsi per il mondo, l’offerta di un modello non centralizzato per la gestione dei diritti utente e la collaborazione con strutture locali e nazionali, per lo sviluppo di tratte di comunicazione ultraveloci tra i diversi centri. In questa pagina , l'”ossatura” della grid , in Europa e nel mondo, con archivi che Google Earth può importare per visualizzarne i dettagli.

i server

Il CERN, dopo l’avvio del first beam avvenuto lo scorso 10 settembre, ha dovuto sospendere il funzionamento dell’acceleratore: dopo circa una settimana dall’avvio c’è stato un guasto ad un trasformatore, subito riparato, seguito da un imprevisto occorso nei settori 3 e 4 del tunnel, dovuto ad una perdita importante di elio, probabilmente causata da una connessione elettrica difettosa. Ciò ha comportato l’immediato surriscaldamento di alcuni magneti raffreddati a bassissima temperatura e il successivo arresto delle funzionalità del sistema. Per intervenire, tuttavia, sarà necessario attendere che questi componenti si riportino a temperatura ambiente, un’operazione che richiede diverse settimane. Altrettanto tempo sarà necessario per ripristinare la bassissima temperatura indispensabile al funzionamento.

Appuntamento, dunque, al prossimo anno: alla ripresa della sperimentazione, la comunità scientifica e il mondo intero tenteranno di ottenere dallo scontro di particelle una risposta ad interrogativi inquietanti, tra cui sapere cosa è accaduto un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il
6 ott 2008
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