Lo stato del DTT in Italia

Lo stato del DTT in Italia

Molti sanno cosa sia, non molti lo utilizzano, ma molti credono che possa essere il futuro della televisione. Vorrebbero fosse utilizzato per lo Sport e per il Cinema e non danno molto credito allo sviluppo di servizi per il cittadino
Molti sanno cosa sia, non molti lo utilizzano, ma molti credono che possa essere il futuro della televisione. Vorrebbero fosse utilizzato per lo Sport e per il Cinema e non danno molto credito allo sviluppo di servizi per il cittadino

Milano – Il 25 per cento degli italiani non sa cosa sia esattamente la Televisione Digitale Terrestre (DTT), il 9,5 per cento è incerto su una definizione precisa mentre il 60 per cento dichiara di conoscere questa tecnologia. Ma la sua diffusione è solo del 26,1 per cento tra gli italiani di fascia socioeconomica medio-alta, ovvero il principale mercato per gli operatori DTT, pur in crescita rispetto al 17,2 per cento registrato nel 2004.

Sono questi alcuni dei dati emersi dal rapporto DTT people Italia realizzato dall’ Osservatorio dttCOM e da Fondazione Università IULM , un rapporto basato su un campione di 2mila persone di età compresa tra i 18 e i 60 anni e, spiegano gli autori, “appartenenti a segmenti di popolazione di fascia socioeconomica medio-alta, proprio per conoscere e mettere a fuoco attese, giudizi e prospettive all’interno del principale bacino di utenza e di mercato per le tecnologie digitali”.

In questa fascia di popolazione, i nuovi media più diffusi sono Internet a banda larga (43,8 per cento), Tv satellitare (39,8 per cento), telefonini UMTS (21,6 per cento) e infine DTT (26,1 per cento). Quest’ultimo dato viene segnalato in crescita del 9 per cento negli utimi due anni rispetto ai dati del rapporto Broadband People del 2004 dello IULM.

Ad ogni modo secondo gli intervistati le prospettive del DTT sono interessanti . Il 63 per cento ritiene che il DTT sia “una tecnologia ancora immatura ma ad alto potenziale” e il 52 per cento che rappresenti “il futuro della televisione”. Inoltre il 51 per cento non vede il DTT come un duplicato di tecnologie esistenti.

Secondo il 54 per cento degli intervistati la comunicazione istituzionale realizzata sul tema della DTT risulta nsufficiente (il livello è giudicato “buono” solo dal 7,6 per cento), e il 43,5 per cento assegna lo stesso giudizio negativo anche all’informazione fornita dalla pubblicità messa in campo dagli operatori commerciali, che comunque sembra prevalere ed essere più significativa rispetto a quella istituzionale, ed è giudicata “buona” dal 9,7 per cento.

Sul DTT gli italiani di questa fascia socio-economica vorrebbero vedere Sport (“priorità alta” per il 38,3 per cento) e Cinema (“alta” per il 13,5 per cento). Solo l’11 per cento considera interessanti i servizi interattivi . Addirittura il 57,6 per cento dà una bassa priorità allo sviluppo dei servizi al cittadino, come i collegamenti con la pubblica amministrazione e le informazioni di servizio e di pubblica utilità. Un dato che fa riflettere, vista la centralità assunta da questi servizi nella giustificazione degli investimenti pubblici nel DTT in questi anni.

“In generale – rileva Andrea Carignani, docente ICT allo IULM e direttore dell’Osservatorio – dai risultati della nostra ricerca emerge una ancora scarsa comunicazione istituzionale e commerciale su questi temi e al riguardo sembra prevalere comunque una forte influenza degli operatori commerciali. Nelle percezioni e nelle attese dei consumatori, invece, si ritiene che la Tv Digitale Terrestre sia una tecnologia ancora immatura ma ad alto potenziale, e che essa rappresenti il futuro della televisione, ma non sono note le sue potenzialità. In particolare, risulta poco conosciuto l’ambito di applicazione per i servizi al cittadino”. La scarsa conoscenza, osserva inoltre Carignani, “dipende anche dal fatto che non è evidente e chiaro cosa la tecnologia possa fare. I mercati stessi non hanno prospettive certe di cosa potrà essere sviluppato”.

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Pubblicato il
9 nov 2006
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