Mozilla Collusion controlla i controllori dell'advertising

Mozilla Collusion controlla i controllori dell'advertising

Una nuova estensione per Firefox si incarica di restituire trasparenza alla discussa pratica del tracciamento online, fornendo agli utenti uno strumento con cui contrastarla
Una nuova estensione per Firefox si incarica di restituire trasparenza alla discussa pratica del tracciamento online, fornendo agli utenti uno strumento con cui contrastarla

Si chiama Collusion ed è la nuova estensione per il browser Firefox pensata per generare una mappa del tracciamento online degli utenti. Il progetto, presentato dal CEO di Mozilla Gary Kovacs in una recente conferenza TED, intende rendere più trasparente le pratiche di behavioral advertising e l’azione – quasi sempre dietro le quinte – di quei servizi che condividono informazioni preziose sul comportamento in rete degli utenti senza che questi ne siano consapevoli.

Per meglio spiegare il funzionamento di Collusion, Mozilla ha preparato una demo interattiva oltremodo esplicativa: man mano che viene simulata la visita di siti e servizi web molto popolari (Imdb.com, poi il New York Times, poi l’Huffington Post eccetera), la “ragnatela” di servizi di tracciamento noti (raffigurati come pallini rossi) letteralmente esplode, così come la condivisione tra loro delle informazioni dell’utente tramite i famigerati cookie di terze parti.

Il behavioral advertising è “un’area della protezione dei consumatori che è quasi interamente scoperta”, ha detto Kovacs durante la sua conferenza, e con Collusion l’utente ha ora la possibilità di “controllare i controllori” e rendersi edotto sul livello di diffusione raggiunto dalla pratica.

Mozilla chiede trasparenza ai pubblicitari e consapevolezza telematica agli utenti, ma non intende sposare crociate contro l’advertising e le smanie da “personalizzazione” della Internet contemporanea: Kovacs tiene a sottolineare che l’obiettivo non è generare allarmismo , quanto “smascherare” chi traccia tutto e sempre ma lo fa senza ottenere alcun consenso da parte del “consumatore”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 feb 2012
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