Mp3 sponsorizzati liberati via P2P

Mp3 sponsorizzati liberati via P2P

Il file sharing non è più quel monster divorareddito denunciato per anni dalle major: il gigante delle TLC americano Sprint lo sdogana definitivamente. Al via la musica sponsorizzata e libera
Il file sharing non è più quel monster divorareddito denunciato per anni dalle major: il gigante delle TLC americano Sprint lo sdogana definitivamente. Al via la musica sponsorizzata e libera

Sarà forse stato il sole di giugno ad aver dato alla testa alle major e a chi solitamente va a caccia di pirati condivisori per professione, ma sembra proprio che, stando alla fanfara del New York Post , il gigante americano delle telco Sprint Nextel muoia dalla voglia di sdoganare il file sharing – e questa volta for good , come direbbero gli inglesi – mettendone in luce tutte le qualità di comunicazione e distribuzione virale che l’intera industria di settore, ancorata fin qui a denunce e procedimenti giudiziari, seguirà da vicino.

L’accordo, in cui sono coinvolte prestigiose case discografiche, società anti-pirateria e l’immancabile artista di grido a fare da “porcellino d’india” nell’esperimento-P2P legale, prevede la distribuzione, su un periodo di tre mesi in tutto, di non meno di 16 milioni di copie di brani musicali del rapper Plies , scritturato dall’etichetta Atlantic Records – sussidiaria della Grande Sorella del marcato musicale Warner Music Group – sparpagliandole attraverso i circuiti di condivisione che attualmente vanno per la maggiore come eDonkey2000/Kadmelia, BitTorrent e Gnutella 2.

Semplice, veloce e assolutamente gratuito: il “regalo” ai cattivi pirati verrà per ironia della sorte gestito proprio da una delle nemiche giurate della condivisione senza copyright vincoli, quella MediaDefender distintasi di recente per aver condotto esperimenti non autorizzati – almeno a quanto sostiene la stessa società – con film hollywoodiani offerti come trappole ai pirati alle prime armi.

Non si parla attualmente dell’impiego di sistemi di protezione anticopia, e visto il mezzo scelto per la distribuzione sarebbe assurdo il contrario. Ciò nonostante i brani saranno brandizzati lo stesso: Sprint Nextel, che per l’accordo dovrebbe sborsare “una cifra a sei zeri” ad Atlantic Records, vedrà il proprio logo impresso in maniera indelebile – a quanto scrive il Post – sui file. Tale logo apparirà sugli schermi dei PC, sugli iPod, sui cellulari e su qualunque player multimediale usato per ascoltare le canzoni.

Il bottino generosamente offerto dalla telco verrà diviso di concerto tra la major, MediaDefender, il rapper-cavia e la sua società produttrice. Insomma ci guadagnano tutti : l’artista ottiene il suo bravo compenso, l’etichetta discografica fa affari come al solito, gli intermediari tecnologici idem e gli utenti possono scaricare, probabilmente per la prima volta nella storia delle tecnologie di peer-to-peer, brani musicali con la piena consapevolezza di non commettere un reato di proprietà intellettuale.

E le motivazioni di Sprint Nextel? Le spiega al Post Ted Moran, direttore di digital marketing per la società, secondo cui l’iniziativa servirà a far conoscere le proposte concernenti il mercato musicale della telco , pubblicità profittevole e volano ideale per servizi come Sprint Music Store e la ricezione della web-radio America-only Pandora.com sui telefonini brandizzati Sprint. Tanto che già si pensa ad accordi con nuovi artisti e relative etichette discografiche da annunciarsi a breve.

Che il file sharing sia dunque destinato a trasformarsi, finalmente, in strumento per la creazione di nuovi mercati da sfruttare per l’industria multimediale e gli intermediari della società dell’informazione? Può darsi, quel che è certo è che per una buona notizia sul fronte di una auspicabile legittimità per i “circuiti pirata”, un’altra contribuisce a raffreddare il clima di entusiasmo : un’etichetta discografica rimasta anonima ha preteso la cancellazione di un centinaio di video su YouTube, il cui unico delitto era quelli di diffondere lezioni di chitarra senza autorizzazione.

L’insegnante di chitarra più popolare su GoogleTube era per l’etichetta diventato troppo popolare, con i suoi video visti milioni di volte sul portale di video broadcasting. Da qui la decisione di far cancellare le clip per infrazione di copyright , visto che le lezioni prendevano ad esempio una canzone dei Rolling Stones. Qualora ce ne fosse bisogno, l’episodio serve da promemoria per ricordare che, a discapito di alcuni segnali positivi – come l’accordo Sprin-Atlantic Records in oggetto e la distribuzione DRM-free del catalogo EMI, per fare due esempi recenti – l’industria non molla l’osso del copyright e dei suoi trucchi anti-concorrenziali privilegi tanto facilmente.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
10 lug 2007
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