MPAA all'attacco di Hotfile

MPAA all'attacco di Hotfile

Le grandi major di Hollywood contro il cyberlocker panamense. Avrebbe lucrato sulla condivisione selvaggia dei contenuti, basandosi su un modello illecito a sottoscrizione
Le grandi major di Hollywood contro il cyberlocker panamense. Avrebbe lucrato sulla condivisione selvaggia dei contenuti, basandosi su un modello illecito a sottoscrizione

Una nuova offensiva legale , condotta dalle grandi major del cinema contro il cittadino russo Anton Titov, gestore del servizio di file hosting Hotfile. Il cyberlocker con base a Panama avrebbe permesso la condivisione online di migliaia di film, scaricati illegalmente dalla massa dei suoi utenti .

Un modello di business selvaggio, denuncia Motion Picture Association of America (MPAA), messo in piedi da Titov per lucrare sul download sistematico dei contenuti made in Hollywood . I rappresentanti della MPAA hanno così avviato un’azione legale presso un tribunale di Miami, accusando Hotfile di massiva violazione del copyright.

Il cyberlocker panamense avrebbe approfittato di migliaia di film caricati sulla sua piattaforma, offrendo ai suoi utenti la possibilità di abbonarsi per un mese di download illimitato. I legali di MPAA hanno quindi chiesto al giudice di Miami di optare per i cosiddetti statutory damage , una sanzione di circa 150mila dollari a contenuto scaricato .

C’è chi ha tuttavia sottolineato come il modello freemium offerto da servizi come Hotfile sia del tutto legittimo, così come le relative opzioni di sottoscrizione. Non solo legali, ma anche necessarie alla sopravvivenza economica di queste piattaforme. Da par suo, MPAA ha puntato il dito contro la stragrande maggioranza di contenuti illeciti presenti sul sito .

Non è la prima volta che Hotfile finisce nel mirino dei signori del copyright. Il conglomerato di media Liberty Media si era già scagliato contro Titov, reo di aver completamente ignorato qualsiasi avviso da parte delle major.

Le richieste di MPAA sembrano dunque chiare: Hotfile non potrebbe godere della protezione garantita dal cosiddetto safe harbor , il porto sicuro per gli intermediari previsto dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA). Il cyberlocker non avrebbe mai fatto alcunché per soddisfare le pressanti richieste delle grandi sorelle statunitensi del film.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
9 feb 2011
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